Legrenzi interpreta la Liturgia con preziose armonie e cori eterei
domenica 13 giugno 2004
è di una sincerità quasi disarmante il direttore francese Olivier Opdebeeck nell'ammettere come la sua passione per Giovanni Legrenzi (1626-1690) sia nata quasi per caso: approdato a Venezia per approfondire gli studi su uno dei suoi compositori preferiti - Antonio Lotti - l'artista transalpino si è infatti imbattuto in modo fortuito nella partitura di un mottetto di Legrenzi - In Nativitate Domini - e da allora non è più riuscito a separarsi dal musicista bergamasco. Si è trattato di un amore a prima vista: una passione che, negli ultimi anni, ha spinto Opdebeeck, insieme con il suo ensemble strumentale e con il gruppo vocale Cori Spezzati, a dedicare ben due progetti discografici (pubblicati da Pierre Verany e distribuiti da Sound and Music) alla ricchissima silloge costituita dall'«opera prima» di Legrenzi. Quei Concerti Musicali per uso di Chiesa che hanno rappresentato il «debutto in società» di un giovane compositore, allora semplice organista presso Santa Maria Maggiore a Bergamo, ma nei decenni successivi destinato a intraprendere una carriera di alto profilo: maestro di cappella presso l'Accademia dello Spirito Santo a Ferrara e poi direttore del Conservatorio dei Mendicanti a Venezia, nel 1685 venne infatti nominato primo maestro nella Basilica di San Marco. Anello di congiunzione tra l'eredità - quasi diretta - del «divino» Claudio Monteverdi e il moderno estro di Antonio Vivaldi (che, ancora fanciullo, pare sia stato allievo di Legrenzi), il musicista di Clusone ha saputo farsi apprezzare per una valida e personale cifra stilistica, che in ambito sacro lo ha portato ad eccellere soprattutto in virtù di una cura estrema dell'eloquio vocale, senza peraltro mai oscurare la ricercatezza del linguaggio strumentale. La varietà melodica e la freschezza espressiva con cui Legrenzi ha investito il proprio corpus di lavori liturgici emergono con assoluta evidenza nei due cd attraverso i quali Opdebeeck ha ricostruito da un lato una Messa secondo la pratica veneziana (che prevedeva spesso parti cantate solo per Kyrie, Gloria e Credo), dall'altro i sontuosi Vespri «In laude Sanctissimi Sacramenti»: opere di forte suggestione e intensa spiritualità, in cui brani in stile concertato (a una, due o più voci) si trovano incorniciati da maestosi drappeggi corali.
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