venerdì 24 febbraio 2012
Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi, è magnifica la mia eredità (Sal 16,6).Non si addice al credente la rinuncia della speranza, non fa parte del suo vocabolario il pessimismo disfattista. Chi ogni giorno, in ogni fiato, in ogni caso, ha sempre lo stesso volto triste, lo sguardo spento di chi ha passato un guaio, non racconta il cielo nelle nostre ore, non annuncia, benché il dolore degli eventi, il grido rivoluzionario del Maestro: la morte è stata vinta. Se per fede io credo nella resurrezione, questa straordinaria verità riempie di sostanza ogni mia sostanza e mentre considero che, benché la morte, io vivrò per sempre, ogni morte, di ogni ora, di ogni tempo, è vinta dalla speranza che non muore, dalla consapevolezza che la mia sorte è protetta dalle mani di Dio. Fa parte della storia la tristezza, è pane quotidiano il fallimento e certo non conviene cucire con spavalderia i giorni sulla pelle, ma il figlio che ha fiducia nel proprio Padre, che ha fede nel suo amore, non perde mai la solarità del volto, la luce del cuore. In ogni ora, anche quando avanza il tempo sofferto del tradimento, si abbandona al suo Signore e a Lui consegna la sua sorte. Morire è eredità dell'uomo, fa parte del suo bagaglio, vivere dopo la morte è promessa mantenuta dal Signore della vita. È verità che travalica l'ultimo respiro e investe il quotidiano agire, magnifica eredità vissuta nel presente dei propri giorni.
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