venerdì 28 ottobre 2016
Nel giro di poche settimane, partecipando a incontri pubblici molto diversi tra loro per gli argomenti trattati e per la collocazione professionale o vocazionale dei partecipanti, mi ha sorpreso una stessa constatazione, che riguarda i giovani come i vecchi, e i "vecchi" in modi più profondi e preoccupanti. Il primo era un incontro tra credenti e sacerdoti di più confessioni: cattolici, protestanti, israeliti, musulmani, buddisti, persone tutte di grande spessore e indubbia sincerità. Il secondo era un incontro tra teatranti e altri artisti, esigenti acuti creativi. Il terzo, tra bibliotecari. Ebbene, nei discorsi di quasi tutti si insisteva su una stessa persuasione: che la loro scelta e collocazione fossero sufficienti a definire il loro rapporto col presente, con la società. In quanto religiosi, si sentivano al di sopra della Storia, in dialogo con l'Eterno, pur soffrendo della Storia le tragedie e cercando per il possibile di rimediarvi. Per gli artisti, il loro dialogo col mondo era chiaro e la loro funzione altrettanto indispensabile di quella dei religiosi. E i bibliotecari vedevano nel loro lavoro di conservatori e mediatori di cultura molto più che un banale mestiere: un servizio fondamentale offerto alla società. Potremmo trovare sicurezze simili in altri campi, in altre scelte, per esempio tra gli insegnanti di qualsiasi ordine di scuola e in particolare i professori universitari, tra editori, giornalisti, membri di associazioni culturali o assistenziali, giudici e avvocati, medici e psichiatri, tra scrittori e registi e critici, mentre non credo che operai e muratori e tranvieri, netturbini e custodi dei cimiteri credano a una loro centralità (anche se il lavoro dei due ultimi era per Capitini il più rispettabile di tutti dentro una città). C'è in questo un grande inganno collettivo ed epocale, come se la Storia e i Poteri che la influenzano fossero cose secondarie, di superficie. Si dà valore alla propria collocazione o scelta pensando che basti questo a giustificarci, e c'è chi si sente come i Giusti della Bibbia (ma i Giusti della Bibbia non sanno di esserlo). È tutto vero, ma può essere un alibi, una forma di falsa coscienza, perché la Storia c'è, i Poteri ci sono e sono schiaccianti, e massacrano quotidianamente terra e cielo, uomini e animali. È giusto attribuire alle proprie scelte un valore fondamentale, per sé e per tutti, ma solo se ci si ricorda che la Storia c'è, e che è fondamentale combatterla, difendersene, cambiarla, contribuire a redimerla.
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