sabato 16 dicembre 2006
Entra il primo candidato. «Lei sa che questo è un semplice test per verificare se è adatto all"impiego per cui Lei ha fatto domanda?». «Certo!». «Allora: quanto fa due più due?». «Quattro!». Entra il secondo candidato. «È pronto per il test? Quanto fa due più due?». «Qualunque risultato il capo ha deciso per la ditta». «Bene, Lei è assunto!».Con un po" di fatica riesco a tradurre questa barzelletta da un giornale arabo che ogni tanto acquisto in un"edicola fornitissima di piazza Duomo a Milano. La lezione è ovvia e fin banale, ma " per stare ancora alla cultura araba popolare " «che cosa c"è di più ovvio dell"aria? Guai, però, a non respirarla!». Ogni tanto è necessario riflettere su alcuni piccoli o grandi vizi comuni. Qui di scena è il servilismo finalizzato al proprio interesse. Abbiamo visto tutti, credo, nella vita che cosa si è pronti a fare per la carriera o per il successo!Si è capaci di vendere non solo l"anima ma anche di tradire gli affetti più cari. Si nega la verità e si calpesta la dignità. E tutto questo lo si fa per avere una carica, per esercitare un piccolo potere, per essere insigniti di un"onorificenza e ciò accade purtroppo in tutti gli ambiti, anche in quelli religiosi, dove la libertà di spirito e il distacco dalle cose e dalla superbia dovrebbe essere una legge di vita. Finirò con un altro aneddoto, questa volta classico. Diogene, filosofo greco, cenava con un piatto di lenticchie. Il collega Aristippo, uomo di successo, gli disse: «Se tu fossi più ossequioso coi príncipi, non dovresti sfamarti con le lenticchie!». Diogene replicò: «Se tu avessi imparato a vivere di lenticchie, non dovresti adulare i potenti!».
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