mercoledì 22 giugno 2016
«Lo spazio è un'entità che ondula, si flette, s'incurva, si storce. Non siamo contenuti in un'invisibile scaffalatura rigida: siamo immersi in un gigantesco mollusco flessibile. Il Sole piega lo spazio intorno a sé e la Terra non gli gira intorno, perché tirata da una misteriosa forza, ma perché sta correndo diritta in uno spazio che si inclina. Come una pallina che rotoli in un imbuto: è la natura curva delle pareti a farla ruotare. I pianeti girano intorno al sole e le cose cadono perché lo spazio si incurva». È questa la più bella delle teorie! Esclama ancora ammirato Carlo Rovelli, raccontando l'idea della relatività di Einstein. Quale meraviglia, davvero! Lo spazio che esce dalla sua rigidità astratta e spigolosa per diventare giri di curve quasi amorose dagli astri alla terra, dai pianeti alle palline che rotolano negli imbuti. La fisica ha un respiro mistico. E la teologia dovrebbe intrecciare ancora le sue strade con essa. Anche la scienza biblica ha scoperto che Dio non è uno spazio astratto, ma Uno che si curva sulle creature, ondula insieme a esse, si flette su di loro inclinando il suo cuore. «Quando Israele era giovinetto io l'ho amato… mi curvavo su di lui per dargli da mangiare». Sono gli spazi morbidi, duttili e teneri dei versi di Osea.
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