venerdì 13 agosto 2004
Tutti gli uomini conoscono l'utilità delle cose utili. Pochi sono coloro che conoscono l'utilità delle cose futili. Sto leggendo un'antologia dei tre grandi maestri della scuola filosofica taoista, Lao-tzu, Lieh-tzu e Chuang-tzu ("tzu" in cinese significa "maestro"). Di quest'ultimo, vissuto tra il IV-III sec. a.C., trovo l'aforisma citato, a prima vista sconcertante soprattutto se si tiene conto dell'esaltazione della sapienza compiuta


da questi maestri. In verità c'è un aspetto significativo da considerare, che ben s'adatta a questi giorni di ferie e di riposo. Come è necessario saper staccare dal lavoro e dalla tensione, così bisogna essere in grado di interrompere una serietà che alla fine diventa grettezza, sufficienza, musoneria. Tutti abbiamo avuto occasione di incontrare persone che ti fanno sentire miserabili e meschini a causa del loro cipiglio, mai pronte a una battuta, a un piccolo cedimento verso una "futilità". Aveva, perciò, ragione la scrittrice francese Simone de Beauvoir (1908-1986) quando affermava che «l'uomo troppo serio è pericoloso; è naturale che si faccia tiranno». Riconciliamoci, allora, col sorriso, con l'hobby che ci distrae, con la divertita partecipazione alle realtà ironiche della vita, a perdere un po'
di tempo a giocare coi bambini e persino a scherzare con gli animali. Eraclito, il celebre filosofo greco, passava ore a giocare a scacchi coi ragazzi sui gradini del tempio di Artemide a Efeso. Fermo restando, come è ovvio, che non si deve, però, cadere nell'eccesso opposto facendo della vita uno spumeggiante, fatuo e vacuo giuoco di banalità e di futilità.
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