venerdì 3 febbraio 2006
Ci sono uomini che hanno ricevuto in sorte di camminare lungo la via dei fiori e uomini ai quali è stato imposto di trascinarsi per la via dei cardi e dei rovi. Quando nel 1989 ricevette il premio Nobel molti si chiesero chi fosse Camilo José Cela. Si trattava di uno scrittore spagnolo (morto tre anni fa) del quale si suggeriva di leggere il romanzo La famiglia di Pascal Duarte. Cosa che io ho fatto ed è da quella lettura che desumo lo spunto odierno di riflessione. In maniera molto poetica Lord Byron definiva l'uomo come «un pendolo tra un sorriso e una lacrima». La nostra vita, infatti, è striata di pianto ma ha squarci di felicità ed è questo dosaggio di tenebra e di luce che ce la rende amabile o almeno sopportabile. Tuttavia bisogna riconoscere che esistono persone la cui esistenza sembra essere quasi monocorde. Lasciamo stare chi cammina solo «lungo la via dei fiori», una specie in verità piuttosto rara. Pensiamo, invece, ai molti - chi non ne conosce almeno uno? - avviati sulla strada che conduce a un terreno di cardi e di rovi. Sono persone colpite da prove durissime e incessanti come il Giobbe biblico e che gridano al cielo come certi oranti dei Salmi: «Perché, o Signore? Fino a quando, Signore, te ne starai a guardare? Per sempre?». Non vogliamo qui evocare il mistero del dolore e il suo inserirsi per il credente in un disegno trascendente perché ci sarebbe troppo da dire (forse per rimanere alla fine in silenzio). Vorremmo soltanto che accanto agli uomini dei cardi e dei rovi decidessimo di metterci anche noi. Non per risolvere i loro drammi né per offrire complesse spiegazioni, ma solo per dare il calore di una mano, di un affetto, di un ascolto partecipe.
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