martedì 29 novembre 2005
Chi prende in mano la spada, di spada perirà. Ma chi non prende la spada (o la lascia cadere) perirà sulla croce.Queste parole certamente impressionano. A scriverle è stata una donna ebrea di straordinaria intelligenza, affascinata dal cristianesimo, Simone Weil (1909-1943) nella sua opera intensissima L"ombra e la grazia, pubblicata postuma nel 1947. Si è di fronte a una verità dai due volti, entrambi necessari. Da un lato, ecco le parole di Gesù davanti al gesto del discepolo che con un colpo di spada aveva mozzato l"orecchio di uno di coloro che stavano arrestando Cristo nel Getsemani: «Tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada» (Matteo 26, 52). La scelta della non violenza vuole rompere quella catena di odio e di sangue che la risposta armata genera.D"altro lato, chi fa questa scelta alta deve anche essere consapevole che può schiudersi davanti a lui il sentiero del Golgota, ossia il divenire vittima. Certo, la non violenza non è mera passività; è impegno a denunciare il male, è testimonianza gridata e coerente per la giustizia. Non per nulla Gesù stesso aveva affermato di essere venuto «a portare una spada» (Matteo 10, 34). Nel Cenacolo aveva esortato a comperare una spada (Luca 22, 36-38). Ma quando un discepolo gli replica: «Signore, ecco qui due spade!», Cristo amaramente conclude: «Basta!». L"equivoco della forza rispetto alla vera fortezza della testimonianza era evidente e insuperabile. Ma, proprio per questo, bisogna avere il coraggio di percorrere fino in fondo quella strada: essa può condurre fino alla croce ove però l"ottusa cecità della violenza non spegne la voce dell"amore.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: