lunedì 17 giugno 2002
Una civiltà non crolla come un edificio; si direbbe molto più esattamente che si svuota a poco a poco della sua sostanza finché non ne resta più che la scorza.Sto leggendo un testo di Georges Bernanos (1888-1948) il famoso scrittore cattolico francese. Il titolo è chiaro anche per chi non sa la sua lingua: La France contre les Robots. È un"analisi lucida e severa contro lo "svuotarsi" dell"anima della nostra civiltà. Si tratta di una rivelazione che ai nostri giorni si rivela ancor più catastrofica. Ormai i "Robots" per noi sono quasi reperti del neolitico; la virtualità ci riduce a larve che comunicano senza parlare, che s"incontrano senza vedersi, che si uniscono senza amarsi. Anche in questo caso mi sembra adatto un passo delle Memorie del sottosuolo di Dostoevskij che cito a memoria: «La civiltà ha reso l"uomo, se non più sanguinario, in ogni caso più ignobilmente sanguinario di quanto lo fosse un tempo. Ecco, queste parole più che per l"Ottocento in cui sono state scritte valgono per il nostro tempo ben «più ignobilmente sanguinario». Ma ciò che colpisce nella considerazione di Bernanos è l"idea di riduzione a scorza, esito infausto a cui va incontro la nostra civiltà soprattutto occidentale. Un"Europa disseccata nelle sue radici spirituali cristiane corre il rischio di rinsecchirsi e ridursi a un tronco arido, con qualche germoglio ma senza la vitalità piena della sua linfa. L"uomo moderno è sempre più pelle, esteriorità, visibilità e scarsa sostanza; è moda e spettacolo e non più culture e valori; è consumo e trucco ma non più anima, vita spirituale e cuore.
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