La saudita Manahel condannata a undici anni di carcere per un post
giovedì 9 maggio 2024

Capelli lisci bruni, occhi scuri profondi, viso affilato e fisico da atleta: nelle foto diffuse da Amnesty International Manahel al-Otaibi, 29 anni, sembra più giovane della sua età. Lei è una istruttrice di fitness, o forse dovremmo dire “era”, perché con una condanna a undici anni da scontare nelle carceri saudite nessuno può dire se tornerà a esercitare la professione che amava. Undici anni in cella per aver pubblicato sui social post critici del sistema del “tutoraggio maschile”sulle donne – cioè l’accompagnamento obbligatorio – e video di sé stessa in completi da palestra, in aperta polemica con l’obbligo di indossare l’abito tradizionale dell’Arabia Saudita, l’abaya.

Manahel è anche una blogger e un’attivista per i diritti delle donne, per quanto si possa esserlo in un Paese fortemente repressivo. Più di tutto difendeva la libertà di ciascuno di vestirsi come vuole, senza sottostare al diktat della pesante veste copri-tutto. Un’affermazione di libertà, collettiva e personale che le è costata l’arresto, nel gennaio 2022, e una lunga detenzione preventiva, durante la quale per un interminabile periodo di tempo, dal novembre 2023 fino al mese scorso, è letteralmente scomparsa dalla faccia della terra. Nessuno sapeva nulla di lei, nonostante le richieste dei familiari e le proteste delle organizzazioni per i diritti umani.

Manahel al-Otaibi

Manahel al-Otaibi - .

Il 14 aprile, quando è finalmente riuscita a contattare di nuovo la sua famiglia, ha raccontato di trovarsi in isolamento e di avere una gamba fratturata a causa delle violenze subite. Ha anche detto di non ricevere cure mediche. Il verdetto contro di lei è stato pronunciato lo scorso 9 gennaio, in segreto e senza la possibilità di un’equa difesa, fin quando pochi giorni fa Riyad ha dovuto cedere a una richiesta dell’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani. E ha negato che Manahel sia stata condannata a una pena così alta per la sua presenza sui social media, parlando invece di «minaccia terroristica». Del resto è proprio la legge anti-terrorismo che in questi anni legittima le forze di polizia a perseguire i dissidenti o chiunque si comporti in modo non conforme.

Manahel ha due sorelle, che vivono entrambe a Londra. Una, Fawzia, era stata a sua volta arrestata nel 2022 ma è riuscita a espatriare prima della condanna. L’altra, Maryam, già nel 2017 aveva trascorso 104 giorni in carcere per gli stessi motivi per i quali è stata condannata Manahel.

«Questa vicenda presenta due aspetti grotteschi – commenta con Avvenire il portavoce di Amnesty international in Italia, Riccardo Noury -: il primo è che, come raccontò nel 2019 in un'intervista a Deutsche Welle, Manahel credeva nelle riforme propagandate dal principe ereditario Mohammed bin Salman; questa fiducia è stata ripagata nel peggior modo possibile; la seconda è che la terribile notizia della sua condanna arriva praticamente in contemporanea con la firma dell’accordo tra mla federazione mondiale del calcio Fifa e Aramco, l'ente degli idrocarburi saudita, controllato dal governo, per la sponsorizzazione dei mondiali del 2026 e di quelli femminili del 2027».

Manahel al-Otaibi

Manahel al-Otaibi - .

Un altro paradosso è che il 22 marzo l’Arabia Saudita è stata nominata a presiedere la Commissione sullo status delle donne, organismo dell’Onu che ha il compito di promuovere i diritti femminili. Bin Salman è salito al potere nel 2017 promettendo ampie riforme sociali ed economiche, e in effetti ha allentato alcune restrizioni a cui erano sottoposte le donne.

Oggi le saudite possono guidare l'auto, ottenere un passaporto, viaggiare da sole, registrare nascite e morti, divorziare. Ma ci sono aspetti controversi: ad esempio una legge del 2022 sullo status personale ha codificato molti aspetti della tutela maschile, tra cui la custodia dei figli. Inoltre i codici di abbigliamento, allentati per le straniere, non sono diventati meno restrittivi per le saudite. Due pesi e due misure, che non consoleranno certo Manahel nel buio della sua prigione.© riproduzione riservata

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