La politica torni a rivalutare i comportamenti moralmente utili
venerdì 9 dicembre 2022
Un paio di anni fa uscì un libro che trattava di una presunta, o desiderabile, o necessaria “vocazione politica della filosofia”. Il paradosso era che, una volta letto il libro, quella vocazione politica non risultava affatto: molto più spesso era evidente una tendenza impolitica, se non antipolitica della filosofia. Per attirare su di sé l'attenzione del pubblico più vasto, accade spesso che certi filosofi si trasformino in opinionisti politici, magari caricando le loro opinioni di additivi parafilosofici che ne gonfiano artificialmente l'autorità mettendo in soggezione il profano. Il che mostra, tra l'altro, una sopravvalutazione della politica a scapito dell'importanza (anche politica) dei comportamenti sociali quotidiani, nonché a scapito della stessa filosofia e del pensiero critico, il cui valore consiste piuttosto nel suo non “confondersi” con la contingenza politica e la sua logica competitiva. Posso sbagliare, ma in un futuro molto prossimo si capirà meglio che la politica non è che una derivazione della morale, un ramo della morale. Senza radici salde nella coscienza morale dei singoli, la politica è per la società più pericolosa che utile. Qualunque cosa intendesse il nostro Machiavelli con le sue teorizzazioni, da lui è stata estratta l'idea che una vera scienza politica, per essere realisticamente fondata, non deve avere niente a che fare con la morale. Era in sostanza una politica che serviva ai potenti, al principe, in società in cui il popolo, gli individui e la loro libertà contavano ben poco. Era una politica come metodo per conquistare e conservare il potere di ristrettissime oligarchie di “superuomini”, mentre i comuni mortali erano oggetti e strumenti da usare e manipolare. Dietro la maggior parte delle teorie aristocratiche classiche c’era un’antropologia pessimistica secondo cui gli esseri umani tendono per natura al male. Ora sappiamo che le teorie liberali, democratiche, anarchiche e socialiste presuppongono invece un’antropologia ottimistica in cui gli esseri umani tendono al bene. Storia e attualità complicano però le cose: pessimismo e ottimismo si alternano, non valgono una volta per tutte ma solo di volta in volta. Oggi l'enfasi eccessiva sui diritti ha però come rovescio implicito l'idea che per meritare i diritti bisogna riconoscere di avere dei doveri nei confronti degli altri. E la politica? È purtroppo il terreno più infido in cui operare, perché lì si oscilla tra sopraffazione degli avversari e cura del bene comune. Poveri politici: rischiano tutti i giorni una scissione della personalità. Ma chi non fa politica per professione sa per esperienza che i soli comportamenti sociali politicamente utili sono comportamenti morali individualmente scelti. È da questi che dipende il nostro futuro. © riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: