mercoledì 12 settembre 2007
Non so se avete notato quante persone che considerano estremamente importante "esprimere" la loro "personalità" hanno una personalità tale che potrebbe benissimo rimanere inespressa senza danno né per loro né per il mondo.
Sono in aereo e nella tasca del sedile trovo, come al solito, la rivista della compagnia aerea. La sfoglio distrattamente e in una pagina scopro questa citazione, desunta -
si dice - dal
libro The Double Hat di tale Lily Brown. Anche se ignoro chi sia, ciò che vale è la considerazione ironica che è pienamente condivisibile. Mi fa venire in mente per affinità quello che diceva il nostro Leonardo Sciascia: «Tutti gli uomini che in Italia si fanno da sé è evidente che si fanno piuttosto male» (ma la rilevazione non vale solo per il nostro paese"). Mai come ai nostri giorni si dà rilievo alla "personalità", spesso attingendo alla psicologia o alle scienze dell'educazione.
Certo è che questo pur giusto e doveroso rispetto per le caratteristiche di ciascuno sconfina spesso in una condiscendenza eccessiva. Con la scusa di evitare complessi o frustrazioni ai figli, li si lascia crescere come virgulti storti e prevaricanti. Si vuole che "esprimano" le loro doti e non ci si preoccupa prima di scoprire se sono qualità o invece solo elementi caratteriali o pulsioni. La vera dignità di una persona non è solo nel saper prevalere a ogni costo con le proprie capacità, ma è quella di educare se stessa a entrare nel mondo con fermezza e dolcezza, con ragione e passione, con una presenza ma anche con riserbo, rispetto e discrezione.
Quelli di una certa età come la mia ricordano che cosa significasse e quale danni producesse il cosiddetto «culto della personalità»!
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