domenica 5 novembre 2006
«Tutte le domeniche, mi confidò la vecchia, io mi inginocchio all'esterno e respiro l'odore dell'erba che mi tiene in un'aria di devozione. È la mia messa». Ho incontrato una sola volta Tonino Guerra, noto scrittore, poeta e sceneggiatore (con Fellini e Antonioni) romagnolo. Era con sua moglie, che mi conosceva perché seguiva il mio programma religioso televisivo. È ricordando quel dialogo lontano che ho letto ora un suo intenso poema in prosa, Una foglia contro i fulmini (ed. Maggioli), e tanti sono stati i passi che ho sottolineato e che avrei voluto proporre ai miei lettori. Ne ho scelto uno "domenicale" che suggerisce una sorta di Messa "cosmica", accanto a quella liturgica. Per altro tutta la Bibbia è scandita dall'idea di un creato simile a un'architettura sacra, a un tempio, in cui si leva possente il coro delle creature. Anzi, sono i cieli stessi e il fluire del giorno e della notte a «narrare la gloria di Dio» senza «parole di cui si oda il suono», come dice il poeta del Salmo 19. È, questa, una Messa aperta a tutti, anche a quelli che non varcheranno mai la soglia di una chiesa per la Messa liturgica. Ma oggi chi sa «respirare l'odore dell'erba», chi riesce a sostare in silenzio davanti al creato, chi osa inginocchiarsi riconoscendo il proprio limite, chi interroga la sua coscienza? È bellissima la scena che Guerra descrive in un'altra pagina, con la moglie «seduta davanti a un vaso di rose appassite e ogni tanto cadeva un petalo e lei stava a sentire quando toccava il legno della tavola. Era come un soffio misterioso nel silenzio grande che avevamo dentro di noi». Voce, suono, soffio misterioso nel silenzio della contemplazione. È, questa, un'altra liturgia santa.
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