domenica 13 maggio 2007
Ave Maria, adesso che sei donna, / ave alle donne come te, Maria, / femmine un giorno per un nuovo amore / povero o ricco, umile o Messia. / Femmine un giorno e poi madri per sempre / nella stagione che stagioni non sente. Oggi è la sesta domenica di Pasqua, ma è anche il novantesimo anniversario della prima apparizione di Maria ai tre pastorelli portoghesi, Lucia, Francesco e Giacinta, a Fatima. Abbiamo, allora, voluto anche noi cantare oggi quella «Signora tutta vestita di bianco più splendente del sole, dal volto bello, né triste né allegro ma serio», come dirà Lucia. Lo facciamo in maniera molto libera, proprio per coinvolgere anche quelle persone che leggono queste righe, pur essendo poco o per nulla religiose ma attente all'orizzonte dello spirito. Sì, perché a celebrare la Madonna a suo modo è, nella citazione che oggi abbiamo proposto, un cantante originale e intenso come il genovese Fabrizio De André (1940-1999). In Maria egli vede l'emblema di tutte le donne, della loro femminilità, della loro capacità assoluta di amare. Un'esperienza che egli sente legata a un istante perfetto: essa può ripetersi ma ha una sua totalità quando è autentica e pura, prescindendo da tutte le caratteristiche dell'uomo amato. Infatti, chi ama davvero non calcola, non esige, non manipola ma accoglie l'altro sia «umile o Messia». Nella Madonna De André vede, però, anche tutte le madri, e mamma lo si è per sempre perché è un'impronta indelebile del corpo e dell'anima. Maria diventa, infatti, come ha voluto Cristo sulla croce, la madre di tutti e per sempre, proprio perché era stata madre di Dio eterno e infinito.
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