La lezione di Kierkegaard: prima credere e poi capire, Dio non è un professorino
sabato 21 settembre 2013
L' attuale bicentenario della nascita di Søren Kierkegaard (1813-1855) ci offre ben tre libri sul grande filosofo danese: antifilosofo, teologo, moralista e poeta del pensiero. Il fascino e l' energia comunicativa di un autore così trascinante e così poco definibile non sono inferiori alla dialettica ironica e drammatica del suo pensiero. Kierkegaard non ha prodotto un sistema di idee in cui abitare, è stato piuttosto un uomo che pensa a partire dalla singolarità della (propria) vita. Il suo cristianesimo è anzitutto l'angoscia, la croce dell' incarnazione. Perciò la sua teologia non poteva che incarnarsi in un' autobiografia. È nel suo Diario che leggiamo affermazioni come questa: «L'unico di cui potrei dire di essere invidioso è lui, quando verrà: il mio lettore, colui che in pace e silenzio potrà in modo puramente intellettuale gustare il dramma e la comicità infinita che offre la mia esistenza qui a Copenaghen».Il primo dei tre libri a cui accennavo, il più imponente e autorevole, è di Joakin Garff, Søren Aabye Kierkegaard. Una biografia (Castelvecchi) il cui intento è non espellere l'uomo dalla sua opera e mettere in scena l'autore nella Danimarca del suo tempo. Il secondo libro, meno monumentale, è un ottima sintesi critica di "vita e pensiero" dovuta a Ettore Rocca (Carocci). Il terzo è un minuscolo, prezioso volumetto di Emmanuel Lévinas (ancora Castelvecchi). Allievo di Socrate non meno che di Gesù, saggista eccezionale, Kierkegaard è meglio citarlo che riassumerlo. Il suo pensiero è anche una voce. Per esempio: «Quanto più sei presente a te stesso nell'essere oggi, tanto più il giorno dell'infelicità, il domani, non esiste per te». Ma allora che cosa è la Storia? La storia pensata come sistema dinamico, ci aliena. Fa dimenticare la totale responsabilità presente di fronte a se stessi. «Per i Greci la fede è un concetto che appartiene all'intellettualità (…) Dal punto di vista cristiano la Fede abita nell'esistenziale: Dio non si è esibito in veste di docente con alcune tesi: no, prima bisogna credere e poi comprendere». Per Kierkegaard la sola scienza obiettiva di Dio è la fede personale.
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