La letteratura ora è «ipermoderna»: meglio tornare a Montaigne e Kierkegaard
sabato 1 settembre 2012
Il numero 64 di "Allegoria" offre un bel concentrato di testi sulla narrativa attuale e l'editoria, sul postmoderno e le sue trasformazioni. Apre Romano Luperini constatando l'impotenza e la marginalità, se non la scomparsa, degli intellettuali come soggetto di elaborazione e mediazione indirettamente politica. Non è dunque obsoleto soltanto Antonio Gramsci, ma anche Pierre Bourdieu: mentre l'intellettuale "oracolare" e quello "cinico-decostruttore" appartengono a un postmodernismo a sua volta superato con l'inizio del nuovo millennio. Vengono ora riscoperti sia il principio di realtà oggettiva che il dovere della razionalità. I giovani intellettuali marginali o precari dice Luperini, fanno della loro condizione un punto di forza: ripartono dal basso e lo fanno collettivamente.Il quadro tracciato da Luperini mi sembra molto utile. Credo tuttavia che sottovaluti l'adeguazione "divistica" e rampante di cui è impregnata la cultura di massa in rete. Anche le nuove tecnologie creano adeguazione e conformismo, non sono strumenti neutri. I grandi apparati della comunicazione diventano nuova realtà e "seconda natura". Così, adeguarsi si presenta come un dovere. Sulla narrativa il saggio più impegnativo è quello di Donnarumma (le pagine di Cortellessa riproducono in sintesi l'introduzione al numero dell' "Illuminista" Narratori degli Anni Zero). Si tratta di un panorama che punta sull'innovazione teorica proponendo il concetto di Ipermodernità. Personalmente ho un'idea meno ristretta e univoca di quella che circola a proposito del Postmoderno (finito con gli anni Novanta) e non sentirei il bisogno di introdurre nuove formule e nuovi prefissi. Donnarumma tocca comunque diversi problemi interessanti. Mi limito a segnalarne due: il fatto che la distinzione tra fiction e non fiction è «primitiva e rozza» (finalmente qualcuno lo dice) e che il personal essay «è una delle invenzioni migliori della letteratura ipermoderna».È vero. Ma non è un'invenzione e non vedo perché ipermoderna. Il saggio informale e soggettivo è il più sperimentale dei generi classici: non lo hanno inventato Montaigne e Kierkegaard?
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