giovedì 13 settembre 2012
«È il grande albero che decide dove crescere e là lo troviamo, e così è per la grandezza degli uomini». L' affermazione di un personaggio di Ormai a disagio, del grande scrittore nigeriano Chinua Achebe, vale per ognuno di noi: qualcosa è incluso nella nostra anima all'atto in cui veniamo al mondo. Una ghianda che può divenire quercia e foresta. Ma in particolare qui ci si riferisce alla grandezza dell'uomo paragonata a quella della pianta. «Non si può piantare la grandezza come si piantano gli ignami e il mais. Chi ha mai piantato un albero di iroko, il più grosso della foresta?» Noi non siamo padroni in pieno del nostro destino, del nostro futuro. Possiamo, e dobbiamo, scrutarne i segni, ascoltare le voci interiori che lo adombrano, quando ne indivìduiamo una traccia, seguirla. Ma non sappiamo che cosa accadrà. E la grandezza umana, quella che rende alcuni uomini più importanti, utili ed esemplari alla loro tribù e alla nostra, universale, non può essere piantata. Nasce spontaneamente, quando qualcuno - non umano - decide. Possiamo seguire la natura, accompagnarla, frenarne gli aspetti pericolosi o esuberanti, ma non incanalarla. Soprattutto non dobbiamo pensare di piantare la grandezza, che non ci appartiene, giunge agli uomini più dotati da altrove, da una realtà che non è loro se non in quanto dono.
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