giovedì 4 ottobre 2007
Riposare il proprio cuore in Dio, lasciarsi galleggiare sulle acque sicure, amare la vita così come si presenta, col suo corteo di asperità. Dare, senza contare gli anni che ci restano da vivere" L'essenziale, di fronte a chiunque, è sempre il comprendere tutto di lui e, quando si riesce a comprendere l'altro, è una festa.
Due sono i sentimenti che sbocciano da queste righe, desunte da un libretto che raccoglie 100 pagine di frère Roger Schutz (Città Nuova), il fondatore della comunità ecumenica di Taizé, morto lo scorso anno accoltellato da una squilibrata, mentre stava pregando. Innanzitutto c'è il tema della fiducia, una virtù rara in questi tempi così sospettosi e inquieti. L'abbandono a Dio, anche nel giorno della tenebra, milita contro le nostre manovre di salvezza, le furbizie, la ricerca del «tutto subito». È, questa, una qualità dell'anima che si acquista con un esercizio coraggioso di distacco, di semplicità, di purezza interiore, proprio come è stato testimoniato dal santo di questa giornata, Francesco d'Assisi.
C'è, poi, un altro sentimento che affiora dalle parole di frère Roger ed è quello della fiducia nel prossimo, della generosità, soprattutto cercando di mettersi dall'angolo di visuale dell'altro, tentando di comprenderlo in profondità. È, questo, il vero dialogo, l'incontro, la solidarietà e chi riesce a vivere la propria esistenza con un simile atteggiamento può veramente confessare che essa diventa «una festa». Cadono le paure, si superano le grettezze, si ottiene la sapienza, si gusta la serenità. C'è un bellissimo proverbio indiano che ci ammonisce così: «Ciò che non viene donato va perduto». Donarsi con fiducia a Dio e al prossimo è un trovare cento volte tanto.
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