mercoledì 16 maggio 2007
Il demonio non può nulla sulla volontà, pochissimo sull'intelligenza, e tutto sulla fantasia. C'è forse da eccepire su questa frase tratta dall'ultimo romanzo significativo, L'oblato (1903), di quello scrittore francese "decadente" ma anche provocatorio che è stato il parigino (di origini fiamminghe) Joris-Karl Huysmans. Certo è che non si deve troppo sbrigativamente ricorrere all'alibi di Satana per assegnargli tutto il male della storia. Il primo imputato è sempre l'uomo con la sua libertà e la sua volontà. In tempi "laici" come sono classificati i nostri, si ricorre all'infermità mentale che è vista talora come una modernizzazione del demonio tradizionale. E, invece, ferma restante l'esistenza dei casi limite della pazzia, è d'obbligo puntare più spesso l'indice contro la nostra libertà, contro la nostra decisione e la nostra volontà. È, però, vero che una presenza oscura è spesso in agguato e tende trabocchetti al nostro passo, offuscando il rigore e il vigore dell'intelligenza, illudendola di poter essere onnipotente e onnisciente (è il grande peccato di Adamo ma anche di Prometeo o del re di Babilonia secondo il c. 14 di Isaia). Ma - e qui Huysmans ha pienamente ragione - uno dei terreni di caccia preferiti da Satana è quello della fantasia. Qui lo sfarfallio delle illusioni, il caleidoscopio delle immagini, la tumescenza delle passioni, l'irrealtà dei sogni riescono a infrangere ogni remora e ogni limite. Così, la persona, come si è soliti dire, «si lascia andare», non ha più controllo, ignora il pudore, sbeffeggia la virtù, irride la morale
e su un'onda pulsante si lascia andare alla deriva, lontano dalla verità, dall'onestà, dalla dignità.
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