sabato 1 novembre 2003
Stamane pensavo: il bambino nel ventre della madre sta al caldo e probabilmente è felice" Ci troviamo nella stessa situazione in rapporto al mondo dell'aldilà che si estende intorno a noi e che non raggiungiamo, generalmente, se non con la morte. In realtà, siamo anche noi dentro una cavità buia ove ci parliamo, e non nasceremo che gridando, quando morremo. Allora scopriremo un universo d'una bellezza indicibile, e passeggeremo in mezzo agli astri. La solennità dei Santi ci fa guardare verso un Oltre glorioso. Un Poi che siamo abituati a considerare del tutto sganciato dal presente, quasi sospeso in un cielo remoto, colmo di luce. In realtà, proprio perché l'eterno e l'infinito sono senza limiti di tempo e di spazio, quell'Oltre, quel Poi è già qui e ora, quasi come in una gestazione. E' ciò che dicono le righe del Diario (1935-39) di uno scrittore che è stato non di rado ospite del "Mattutino", il francese Julien Green (1900-1998). E' l'idea anche di san Paolo quando evocava «la creazione intera che geme e soffre nelle doglie del parto» e quando riconosceva che «anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo» (Romani 8, 22-23). Quando il grembo della storia si aprirà e ci consegnerà all'eternità, allora scopriremo ciò che già Dio aveva preparato per noi e che stava appunto Oltre e Poi, ma che era già esistente e reale. La festa odierna ci invita a non immaginarci chiusi per sempre e soltanto nella «cavità buia» del tempo e dello spazio, pensando che essa sia come un pozzo o una grotta. No, siamo invece come bimbi nel ventre della madre, formati e destinati - proprio con la morte - a uscire in quell'orizzonte di «bellezza indicibile ove passeggeremo» con Dio nella sua luce.
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