martedì 28 agosto 2007
Tu, o Signore, ci hai scelti per essere in un equilibrio strano: un equilibrio che non può stabilirsi né tenersi se non in movimento , se non in uno slancio. Un po' come una bicicletta che sta su senza girare, una bicicletta che resta abbandonata contro un muro finché qualcuno la inforca per farla correre veloce sulla strada.
Sì, è vero, la bicicletta incarna un paradosso: se è ferma, cade a terra; se è in moto, è in prefetto equilibrio e funzionalità. È su questa elementare rilevazione che Madeleine Delbrêl (1904-1964), straordinaria figura di testimone cristiana negli spazi degradati della banlieu parigina, intesse una parabola spirituale (nell'opera Il piccolo monaco, Gribaudi 1990). Anche l'acqua ferma s'intorbida e si trasforma in palude. Ogni esperienza umana, quando si stinge, corre il rischio di estinguersi. L'eccessiva ricerca di sicurezza religiosa e sociale, pur avendo alla base una motivazione anche legittima, alla fine rende gretti e ristretti di mente e ci rinchiude in una sorta di bozzolo asfittico.
Le stesse parole - anche quelle sacre - non sono fatte per rimanere inerti nei libri, ma devono diventare vita, come ci ha insegnato Olmi nel suo mirabile film Centochiodi. «Chi si ferma è perduto», diceva uno degli slogan del passato regime; al di là della retorica, dichiarava una verità che spesso è disattesa. Seduti ai bordi della vita, si lascia che il fiume degli eventi e delle cose passi e così si dissolve la missione che ognuno di noi deve espletare. Ed è drammatico quando questa inerzia è adottata come stile di vita dai giovani, simili a biciclette appoggiate al muretto dove essi passano ore vuote. Scriveva l'antico Seneca: «Affrettati a vivere bene perché ogni giorno è in se stesso una vita».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: