giovedì 24 luglio 2008
XVII domenica
Tempo Ordinario " Anno A

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti».

Un contadino e un mercante trovano tesori. Lo trova uno che, in giorni sempre uguali, occhi fissi solo al suo lavoro, per caso, si imbatte nella sorpresa e nell'inaudito. Ben più del pane quotidiano.
Lo trova uno che è cercatore e navigante, per il quale è gioia la ricerca stessa: andare e ancora andare, occhi che guardano oltre. Anche in giorni disillusi come i nostri, il Vangelo osa annunciare tesori: l'esito della storia sarà felice, comunque felice, nonostante tutto felice, perché nella nostra vita sono in gioco forze più grandi di noi, perché il nostro segreto è oltre noi, perché nell'uomo è posto un eccesso di desiderio e di attese, che niente fra le cose potrà esaurire, ma solo qualcosa che viene da oltre, viene come dono immeritato. Come un tesoro non si merita, ma si accoglie, allo stesso modo Dio non si merita, si accoglie.
Il protagonista vero della parabola non è il contadino, ma il tesoro: parola così rara per dire Dio. Parola di favole, di innamorati, di romanzi; ma anche parola di un Vangelo che riaccende tutte le speranze, rilancia tutti i desideri. Protagonista vera della vita spirituale è la perla preziosa, capace di convocare mercanti dagli angoli della terra, forza che da sempre ha fatto partire discepoli del Nazareno verso i luoghi più sperduti del mondo. Tesoro e perla sono nomi di Dio.
Contadini, cercatori o discepoli, tutti avanziamo nella vita non per decreto, ma per scoperta di tesori, perché «là dov'è il tuo tesoro, là corre felice il tuo cuore». La vita umana non è statica, ma estatica: estasi, movimento, esodo da sé, desiderio di unirsi all'oggetto d'amore. Se la gioia di un innamoramento, di un «che bello!» a pieno cuore, non precede le rinunce, queste non generano che tristezza, freddo, lontananza, consumazione del cuore. La vita non è etica, ma estetica: avanza non per costrizione, ma per forza di attrazione, per seduzione di tesori; per una passione che sgorga da una bellezza, dall'aver trovato la bellezza di Cristo e del mondo come lui lo sogna: Dio in me, pienezza d'umano, vita bella, estasi della storia, pace e forza, sorpresa, incanto, orizzonte, caduta e risurrezione; altre vite dentro la mia vita; un supplemento d'ali verso più libertà, più amore, più coscienza. Ma quel dono deve diventare mia conquista. Allora lascio tutto, ma per avere tutto. Vendo tutto, ma per guadagnare tutto. E il Vangelo porta una spirale di vita crescente.
(Letture: 1 Re 3, 5.7-12; Salmo 118; Romani 8, 28-30; Matteo 13, 44-52)
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