L’occasione del Tour che parte dall’Italia
mercoledì 28 dicembre 2022
La notizia è stata dirompente e ha generato, non solo fra gli appassionati, grande sorpresa. Il Tour de France, una delle più importanti manifestazioni
sportive del pianeta, partirà nel 2024 dall’Italia. Il fatto non è solo “geografico”, spesso succede a manifestazioni sportive di allargare i propri confini cercando visibilità e nuove risorse economiche. Il Tour 2024 renderà un vero e proprio omaggio all’Italia, alla bellezza delle sue città, alla storia del ciclismo e alla magnitudine dei suoi grandi corridori. La partenza sarà in uno dei luoghi più belli di una delle città più belle al mondo, Piazzale Michelangelo a Firenze, l’arrivo a Rimini, poi l’omaggio alla Cesenatico di Pantani, Bologna, Piacenza, Torino passando attraverso le terre di Fausto Coppi. Infine, il rientro nei confini francesi, partendo da Pinerolo. Si potrebbe scrivere un’antologia di storia del ciclismo, facendo riferimento a questi luoghi e ai campioni che li hanno rappresentati, ma il fatto è che quella prima settimana del luglio 2024, anno che culminerà con i Giochi Olimpici di Parigi (motivo per il quale, altra anomalia storica, il Tour finirà a Nizza, una delle… più italiane delle città francesi) sarà un’occasione imperdibile e dovrà trovare il modo di dialogare sia con un’altra eccellenza dello sport del nostro Paese, il Giro d’Italia, tanto con quel mondo meraviglioso di appassionati per i quali la bicicletta è rito e patrimonio da custodire: penso al movimento del ciclismo “eroico”, il cui claim non smetterà mai di entusiasmarmi (“la bellezza della fatica”), nato proprio in quella Toscana da cui il Tour partirà. Il “filotto” dell’estate 2024 rappresenta una di quelle occasioni più uniche che rare per cambiare la percezione di massa di uno sport che sa tenere insieme grandi e piccini, che ha storia leggendaria e futuro brillante, che coniuga rispetto e salvaguardia dell’ambiente, che è capace di prendersi cura del territorio, basti pensare all’esperienza delle “strade bianche” in Toscana, che è volano di economia (si chiama proprio così bike-economy), che è attrattore di turismo e che, qui non c’è proprio partita, è l’unico in grado di raccontare la bellezza del nostro Paese in ogni angolo del mondo. Quasi tutti gli sport hanno un luogo: uno stadio, un palazzetto, una pista, una piscina. Il ciclismo invece, anche se tu non vai a vederlo, lui, prima o poi, viene da te e ti passa sotto casa: alzi la mano chi, almeno una volta, non è stato sfiorato da qualche chilometro del Giro d’Italia o dal tragitto di una delle grandi classiche. L’estate 2024 sarà anche il centesimo anniversario della prima vittoria del Tour de France di un italiano, quell’Ottavio Bottecchia la cui storia stessa è un romanzo dalla fine tragica e densa di un mistero ancora irrisolto, ma che più di un sospetto lega a un’esecuzione conseguente al suo antifascismo. Il Tour non passerà da Gemona del Friuli, nel luogo dove Botescià, come lo chiamavano i francesi, venne trovato agonizzante e transiterà soltanto, nel trasferimento fra Bologna e Piacenza, nel parmigiano di Vittorio Adorni, scomparso pochi giorni fa e, dopo essere stato un grande campione (vincitore di un campionato mondiale a Imola con quasi dieci minuti di vantaggio), precursore della narrazione televisiva ciclista. Adorni, spigliato davanti alle telecamere, era diventato l'uomo di Sergio Zavoli nel Processo alla Tappa, dispensatore di lezioni di vita e tattica, una specie di “voce tecnica” ante litteram, capace perfino di diventare il presentatore di un telequiz dal titolo “Ciao mamma” sulla seconda rete Rai. Sarebbe bello, in quel mare di emozioni dell’estate 2024, dedicare un ricordo anche a loro due. © riproduzione riservata
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