L’Inps a tappe forzate Nel 2023 su la “minima”
martedì 15 novembre 2022
Marcia a tappe forzate l’Istituto di previdenza per aumentare gli importi delle pensioni in questo scorcio del 2022 e in vista del rinnovo degli assegni per il 2023.
Malgrado la potenza informatica dell’ente pensionistico, 16 milioni di assegni mensili non sono facili da gestire in tempi brevissimi, dovendo tener conto di una diversità di regole e requisiti particolari.
Allo stato attuale, hanno ricevuto un aumento del 2% 12 milioni di titolari di pensione (non superiore a 2.692 euro lordi) sulla rata di ottobre e di novembre, e che proseguirà a dicembre e sulla tredicesima. Più complesso invece un adeguamento definitivo della perequazione per il 2021 (+0,2%), che essendo retroattivo da gennaio 2022 ha costretto l’Inps a rinviarlo a dicembre per un consistente gruppo di pensionati. Pertanto, chi non ha ancora ricevuto l’adeguamento sul rateo di questo novembre, lo riceverà sulla pensione di dicembre. Il conguaglio per ciascun pensionato è di circa 17 euro. Un’indennità una tantum di 150 euro spetta poi a circa 9 milioni di sog-getti, titolari di pensione o di assegno di natura assistenziale (invalidità ci-vile ecc.) oppure di accompagnamento alla pensione, con decorrenza entro il 1° ottobre 2022 e con un reddito personale nel 2021 non superiore a 20 mila euro. Tutte queste operazioni vengono segnalate sul cedolino della pensione, ciascuna accompagnata dalla legge di riferimento, poco “comunicativa” per la grande platea degli anziani beneficiari. Tuttavia, il piatto forte degli aumenti è l’adeguamento annuale delle pensioni al costo della vita per il 2023. Il Ministero dell’Economia, sulla base delle ultime rilevazioni sul costo della vita, ha annunciato un aumento (non definitivo) del 7,3% che l’Inps dovrà ora calcolare sugli assegni per il prossimo anno. La pensione “minima” (che opera anche come metro di riferimento in diversi altri settori) dovrebbe attestarsi all’importo di 564,21 euro, l’assegno sociale a 501,78, il cosiddetto “accompagno” a 563,50. A seguire, per gli importi superiori spetta una rivalutazione ridotta, a partire da 2.256,84 euro (pari a 4 volte il minimo). L’elaborazione del rinnovo dovrà tener conto sia dell’eventuale anticipo della rivalutazione del 2% percepita nel corso degli ultimi mesi del 2022, sia dei conguagli a credito o a debito sull’Irpef relativa all’importo riscosso a chiusura d’anno. © riproduzione riservata
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