sabato 12 agosto 2006
La donna è l'amante dell'uomo giovane, la sua compagna nella mezza età, la sua infermiera nella vecchiaia. Così la pensava il filosofo inglese Francesco Bacone sul finire del Cinquecento nei suoi celebri Saggi e così la pensano - magari senza dirlo in modo così netto e brutale - tanti maschi ancor oggi. La donna vale prima perché è bella ed erotica, poi perché sa governare la casa e, infine, perché ti cura e ti accudisce quando sei malandato. Questa concezione un po' "mandarinesca" della donna si iscrive purtroppo in una tradizione mai estinta che si esprime attraverso il fuoco di fila di tanti luoghi comuni ironici e scherzosi (ma non troppo). Non dimentichiamo che pochi decenni dopo quanto scriveva Bacone, un altro inglese, il poeta Samuel Butler, non esitava a proclamare che «le anime delle donne sono così piccole, che alcuni sono convinti che non ne abbiano affatto». Eppure il detto baconiano sarei pronto a sottoscriverlo se valesse reciprocamente. Ben diversamente sarebbe, infatti, se entrambi i coniugi fossero l'appassionato innamorato dell'altro/altra, se insieme si sostenessero nei problemi della vita e fossero pronti a stare accanto al partner vegliandolo nella malattia, sollevandolo nello scoraggiamento. Nella Genesi quando l'uomo cerca il suo simile, nell'ebraico si afferma che egli vorrebbe «un aiuto kenegdô», ossia che gli stia di fronte, in piena parità di diritti e doveri. E per fortuna bisogna dire che tante coppie si rivelano fatte di persone che si amano, si sentono unite e si sostengono reciprocamente e intensamente.
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