giovedì 23 febbraio 2006
Nella vita non si mente tanto quanto lo si fa dopo una battuta di caccia, durante una guerra o prima delle elezioni politiche. Qualsiasi riferimento, in questa citazione, a fatti o persone reali e attuali è puramente casuale, dovrei dire in apertura alla nostra riflessione, anche se i lettori più maliziosi pensano altrimenti. In realtà le parole di Otto von Bismarck (1816-1898) sopra citate non fanno che codificare una sorta di legge generale non scritta che regola da sempre il comportamento umano. Stiamo, però, al tema generale della menzogna, considerandola sotto l'aspetto particolare suggerito dal famoso uomo politico tedesco, ossia quello dell'eccesso, dell'esagerazione, dell'enfasi. Ai nostri giorni a condizionare la comunicazione è stata certamente la televisione. La quale imboccando la via dell'incisività assoluta, si è lasciata prendere la mano, usando spezie sempre più forti. Non c'è bisogno di esemplificare perché è sotto gli occhi di tutti l'esasperazione artificiosa che dallo schermo si è ramificata in ogni ambito della vita sociale. Freud affermava che «ogni eccesso reca in sé il germe della propria auto-eliminazione». E questo è vero, perché a furia di esagerare si resta vaccinati e si diventa indifferenti. Ma anche questo è un danno arrecato all'anima: l'enormità nel rappresentare la violenza, ad esempio, certo la smitizza ma aiuta anche a considerarla come una realtà consueta e scontata. La coscienza non ha più fremiti di ribrezzo e ci si avvia appunto verso quella superficialità o indifferenza che è una delle piaghe del nostro tempo. È, allora, necessario un sussulto che ci faccia ritornare, da un lato, alla sobrietà, alla misura, all'essenzialità, e d'altro lato, alla verità, alla moralità, alla capacità di giudizio. Qualche volta di più scegliamo quella che Orazio nelle sue Odi chiamava nuda veritas.
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