domenica 28 settembre 2003
Bisogna incontrare Dio non ai margini della vita ma in mezzo alla vita di ogni giorno. Questo appello del teologo protestante Dietrich Bonhoeffer, morto martire sotto un nazismo ormai al tramonto nel 1945, a soli 41 anni, può risuonare in modo significativo proprio in una giornata domenicale. E questo per due ragioni. La prima perché Dio, almeno nelle ore festive, dovrebbe essere maggiormente al centro della nostra vita. È paradossale, infatti, che spesso i cristiani organizzino il loro fine settimana su gite, divertimenti, incontri e solo in un ritaglio di tempo, quasi liberandosi da un peso o da una tassa da versare, inseriscano la Messa. C'è, però, una seconda ragione che permette di riflettere oggi sulla frase di Bonhoeffer. La domenica dovrebbe essere non un'isola sacrale a sé stante, al cui interno si celebra un rito in sé concluso, per poi passare alla ferialità coi suoi impegni quotidiani costanti. Essa dovrebbe, invece, diventare come un lievito che è nel cuore della pasta del tempo per farla fermentare; oppure essere un seme che è al centro del terreno della storia così da trasformarlo in una distesa di verde e di vita. Purtroppo i credenti lasciano spesso Dio «ai margini della vita», accontentandosi di una frettolosa preghierina mattutina o di un segno di croce abbozzato prima del sonno. Dio con la sua verità e la sua morale attende, invece, di essere «in mezzo alla vita», non per assorbirla in un sacralismo integralistico ma per renderla santa nella sua stessa "laicità", nella sua realtà comune e modesta, nella sua quotidianità. Perché, «non chi mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Matteo 7, 21).
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: