giovedì 20 luglio 2006
Tra due persone l'amico è sempre il terzo. E il terzo è il sughero che impedisce al colloquio tra i due di sprofondare nell'abisso. Provo a proporre questa considerazione di un filosofo ottocentesco discutibile ma geniale come Friedrich W. Nietzsche per una situazione particolare che spesso si ripete e dalla quale sono anch'io appena uscito. Conosco una coppia di persone care che una decina d'anni fa ho sposato proprio io: in questo periodo s'è scatenata tra i due una tempesta a causa di un tradimento, un atto di debolezza e persino di stupidità del marito. Ebbene, anch'io, l'amico, ne sono coinvolto e, con lo sguardo più esterno e oggettivo, riesco certo a vedere la colpa ma anche la possibilità, anzi il dovere di una rinascita perché l'amore ferito rimane in questo caso ancora amore autentico, persino rinvigorito dopo la prova, nonostante le apparenze contrarie e le recriminazioni.
Sono molte le coppie che avrebbero bisogno di questo «sughero» che permetterebbe a loro di restare a galla, evitando di «sprofondare nell'abisso». È, questa, la funzione più alta dell'amicizia anche nei confronti di altre relazioni. In certi terribili faccia a faccia tra due persone
che si odiano e stanno per precipitare nella spirale della vendetta, quanto prezioso sarebbe il «terzo» che impedisce l'eccesso, che consiglia, che frena, che svela i rischi verso i quali ci si incammina ciecamente. Purtroppo viene sempre meno, in questi tempi così superficiali, la vera amicizia che solleva e guida. Al massimo c'è un compagno o un collega che forse ha persino il sottile interesse a farti cadere in quell'abisso"
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