sabato 4 agosto 2007
«Preferisco essere superato che seguito». Purtroppo sono rari i maestri che accettano di essere superati. Ancor più rari quelli che ti sollecitano al sorpasso e ne sono lieti. La maggior parte di essi, quando hanno il fiato grosso, pretenderebbero che tutti si accampassero stabilmente nelle posizioni acquisite e agitassero i ventagli delle ripetizioni.
Cita in apertura un noto autore spirituale, Gustave Thibon, e poi vi intesse una vivace riflessione " com'è nel suo stile " don Alessandro Pronzato a cui oggi mi sono affidato attraverso il suo libro Vogliamo vedere Gesù" (ed. Gribaudi). Le sue sono parole che colpiscono nel segno. L'educatore, come dice la stessa etimologia latina del termine, dovrebbe essere colui che «conduce fuori» dall'altro tutta la sua ricchezza, facendola sbocciare e fruttificare in pienezza. Esemplare è la dichiarazione del Battista nei confronti di Gesù: «Bisogna che lui cresca e che io diminuisca» (Giovanni 3, 30).
E invece spesso il maestro non intuisce la grandezza del discepolo perché egli è pieno di sé e vuole essere sempre e solo magister, vocabolo che deriva dall'avverbio latino magis, che significa «più». Vuole, allora, prevalere, avere sempre il primato; pretende che l'alunno lo segua o al massimo stia al suo livello «agitando il ventaglio» dell'adulazione o della ripetizione. E invece dovrebbe avere il coraggio " maestro, educatore, sacerdote, genitore, guida sociale " di spingere il giovane ad andare oltre nel cammino della conoscenza e della vita per sviluppare quei doni che ognuno ha a suo modo e in misura diversa. È vero che Gesù ha detto che «il discepolo non è da più del maestro» (Matteo 10, 24) ma lo ha affermato di sé a proposito delle persecuzioni!
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