Il silenzio ora non è d'oro e un nero d'Ucraina sa dirlo
mercoledì 9 marzo 2022
Zhan Beleniuk è il campione olimpico in carica di lotta greco-romana, categoria 85 kg. Dopo aver sfiorato la medaglia d'oro ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro nel 2016, sconfitto in finale dal russo David Chakvetadze, come tutti gli atleti del mondo aveva preparato maniacalmente Tokyo 2020, facendo i conti con la pandemia, il rinvio e tutto il resto. Nel corso della preparazione per Tokyo, tuttavia, non aveva voluto rinunciare a inseguire, contemporaneamente, due sogni: la medaglia d'oro olimpica e il poter lottare, anche fuori dal tatami, per i diritti civili e per un Paese migliore. Il suo Paese, infatti, è quell'Ucraina che oggi un leader impazzito vuole “denazificare” e lui un ragazzo dalla pelle nera.
Madre ucraina e padre ruandese (un pilota che studiò a Kiev e morì nel corso della terribile guerra civile del Ruanda) Zhan inizia a lottare a nove anni e brucia le tappe. Vince tre volte il titolo europeo, due il mondiale, ma non abbandona mai il suo impegno civile, denunciando anche le discriminazioni che avvengono, come in tutti i Paesi del mondo, anche nel suo. Nel luglio 2019, esattamente un anno prima dell'evento olimpico (che nessuno ancora immagina sarà rinviato) fa una scelta doppiamente coraggiosa per un atleta che sta preparando la competizione della vita: accetta la proposta del candidato presidente Volodymyr Zelenskyj e si candida alle elezioni parlamentari ucraine. Viene eletto, diventa il primo deputato di etnia mista della storia dell'assemblea legislativa ucraina e anche il vicepresidente della commissione per la gioventù e lo sport della Verchovna Rada, il Parlamento unicamerale ucraino.
Il deputato Beleniuk non smette di allenarsi, evidentemente anche molto bene, perché dopo il successo elettorale arriva quello olimpico: supera in finale l'ungherese Viktor Lorincz ed è, per la prima volta, campione olimpico e unico oro delle 19 medaglie che l'Ucraina vincerà a Tokyo. Al rientro da Tokyo incomincia il difficile, la tensione sale inesorabilmente fino al 24 febbraio, quando la Russia invade militarmente l'Ucraina. Beleniuk è lì, a lottare come sa fare e a resistere. Comunica con il mondo dal suo account Instagram dove ha recentemente postato un suo discorso motivazionale agli agenti della polizia distrettuale di Kiev dentro a un rifugio e un appello, sottotitolato in inglese, a tutti i leader dei Paesi africani: «C'è un certo tipo di propaganda che dice che l'Ucraina è dominata dal razzismo e dalle discriminazioni. Voglio dire che l'Ucraina è un Paese tollerante e chiedo a tutti i Paesi africani di condannare le azioni di terrorismo e di guerra della Russia che generano vittime civili, fra cui i bambini». L'ultimo post è agghiacciante: Zhan parla davanti a una palestra distrutta, in uno scenario apocalittico con alle spalle un'auto saltata per aria a causa di un bombardamento: «Da piccolo venivo qui a giocare a basket – dice Beleniuk – auguro a tutti gli atleti che stanno zitti e ancor più a quelli corrotti come Roman Vlasov (bi-campione olimpico anche lui nella lotta greco-romana, categoria 77 kg.) che sostengono le azioni del Cremlino, di allenarvi in queste condizioni per il resto della vostra vita. Non meritate di meglio».
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