sabato 3 dicembre 2022
Quando verrà il Signore? Va bene, certo, tra pochi giorni è Natale, e lo sappiamo (o forse bisognerebbe dire: qualcuno ancora se lo ricorda?), il Natale non è un promemoria in cui si celebra un evento di oltre duemila anni fa. A Natale il “Dio tra noi”
rinasce ogni anno. Il Bambinello che la notte della vigilia deponiamo nella mangiatoia del nostro presepe (c’è ancora qualcuno che lo fa?), non è una simulazione, è la realtà di un Dio che scende tra noi. Ma allora perché non lo vediamo? Perché non pone fine a tutte le guerre, perché lascia che milioni di persone continuino a morire di fame, di sete? Perché rende possibile tutto questo? In questo modo il problema vero però è allora quello dell’“assenza di Dio”, di un Dio che non interviene, voltato dall’altra parte; semplice, o forse anche annoiato osservatore delle nostre vite. Sono le eterne domande degli uomini fin dall’inizio dei tempi. Le stesse domande a cui, nel maggio del 2006, aveva dato voce Benedetto XVI, durante la sua visita al campo di concentramento di Auschwitz-Birkrnau: «Perché, Signore, hai taciuto? Perché hai potuto tollerare tutto questo?... Sempre di nuovo emerge la domanda: Dove era Dio in quei giorni? Perché Egli ha taciuto? Come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male? Ci vengono in mente le parole del Salmo 44, il lamento dell'Israele sofferente: “... Tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli e ci hai avvolti di ombre tenebrose... Per te siamo messi a morte, stipati come pecore da macello. Svégliati, perché dormi, Signore?”... Questo grido d'angoscia che l'Israele sofferente eleva a Dio... è al contempo il grido d'aiuto di tutti coloro che nel corso della storia – ieri, oggi e domani – soffrono per amor di Dio, per amore della verità e del bene; e ce ne sono molti, anche oggi». Già, dov’è Dio? E perché, se c’è, se ne sta nascosto? Domande che tornano e tornano ancora e ancora nella nostra vita, implacabili. Ma, ha detto Papa Francesco domenica scorsa, «Dio è nascosto nella nostra vita, sempre c’è, è nascosto nelle situazioni più comuni e ordinarie della nostra vita». Dio «non viene in eventi straordinari, ma nelle cose di ogni giorno, si manifesta nelle cose di ogni giorno. Lui è lì, nel nostro lavoro quotidiano, in un incontro casuale, nel volto di una persona che ha bisogno, anche quando affrontiamo giornate che appaiono grigie e monotone, proprio lì c’è il Signore, che ci chiama, ci parla e ispira le nostre azioni». Ma, a questo punto, «come riconoscere e accogliere il Signore? – ha detto Francesco – Dobbiamo essere svegli, attenti, vigilanti. Gesù ci avverte: c’è il pericolo di non accorgerci della sua venuta ed essere impreparati alla sua visita. Ho ricordato altre volte quanto diceva Sant’Agostino: “Temo il Signore che passa”, cioè temo che Lui passi e io non lo riconosca! Infatti, di quelle persone del tempo di Noè, Gesù dice che mangiavano e bevevano “e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti”. Facciamo attenzione a questo: non si accorsero di nulla! Erano presi dalle loro cose e non si resero conto che stava per venire il diluvio. Infatti Gesù dice che, quando Lui verrà, “due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato”. In che senso? Qual è la differenza? Semplicemente che uno è stato vigilante, aspettava, capace di scorgere la presenza di Dio nella vita quotidiana; l’altro, invece, era distratto, ha “tirato a campare” e non si è accorto di nulla». Dio è proprio dentro di noi, e siamo noi le sue mani.
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