domenica 8 maggio 2011
Non ci è permesso scegliere la cornice del nostro destino. Ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro.

Morì in Africa in un "incidente" aereo durante una missione di pace. Era il 1961 e in quello stesso anno gli fu assegnato il Premio Nobel per la pace. Oggi ho citato una delle note dei diari di quest'uomo politico svedese, Dag Hammarskjöld (1905-1961), divenuto Segretario Generale dell'Onu. L'immagine è suggestiva e può effettivamente essere una parabola della vita, anche in chiave religiosa (Hammarskjöld era un credente intenso e profondo). Da un lato, infatti, c'è la «cornice»: è quello che i non credenti chiamano «destino», «sorte» e i cristiani «grazia». Veniamo alla luce con una dotazione genetica, in un determinato ambito sociale, con caratteristiche culturali diverse, con attitudini e capacità varie.
È a questo punto, però, che si dipana il filo della libertà, della creatività personale, della volontà, della risposta umana, della fede e delle opere, se vogliamo parlare in termini religiosi. E qui si apre la galleria dei "quadri" dipinti da noi uomini e donne, capolavori talvolta, altre volte invece puri e semplici sgorbi. Mi fa ancora sorridere la confessione di un mio amico che aveva una moglie con l'hobby della pittura. Gli esiti non erano esaltanti, ma l'amore del marito aveva inserito quei quadri in cornici preziose. Un giorno vennero i ladri in quella casa: rubarono tutte le cornici e lasciarono a terra i dipinti" Che non accada così anche alle nostre storie personali, il cui unico valore è nei doni ricevuti, mentre quello che abbiamo compiuto è solo un mostriciattolo senza senso o valore.
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