martedì 12 marzo 2013
Penne (Pescara) 2007 – Dodicimila abitanti sotto la mole del Gran Sasso. Ogni dieci passi, una chiesa: sotto il Regno delle Due Sicilie, la città era sede vescovile. Gliene rimane questa gravità austera, e la chiesa madre maestosa, sull'orizzonte delle colline.Cos'è successo a Penne? Niente. Sono qui a cercare un'Italia di provincia, quieta, senza alcun dramma, o scandalo. Un'Italia in pace, invisibile sui giornali. Nel bar della piazza gli avventori giocano a carte, i bicchieri colmi di trebbiano d'oro. Per i vicoli, a mezzogiorno, profumo di sugo, clangori di padelle sul fuoco. Nei giardini rose che si sporgono tra le sbarre, curiose. Occhi verdi di gatti che ti fissano. Biciclette appoggiate ai muri, senza lucchetto. Dai balconi pendono già asciutte, rigide, le lenzuola stese, e tu ne sai, da lontano, il profumo.Seguo il signor Orazio, il postino, nel suo giro. Per una sola lettera raggiunge cascine solitarie, dove latrano i cani alla catena. Più tortuose le strade, man mano che ci si avvicina al Gran Sasso. A una curva Orazio si ferma, indica uno strapiombo nel vuoto: «Per di qui, vede, certe mattine ho visto i piccoli delle aquile spiccare il primo volo».Un postino innamorato delle aquile. Anche questa è Italia, silenziosa. Invisibile sui giornali, eppure grande, e vera.
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