Il piccolo che è bello (in campo e fuori)
mercoledì 27 novembre 2019
Ernst Friedrich Schumacher, economista, filosofo e scrittore tedesco, pubblicò nel 1973 una raccolta di brevi saggi dal titolo: “Piccolo è bello”. Il suo obiettivo dichiarato era quello di stimolare una riflessione che potesse mettere in discussione il paradigma occidentale moderno, fondato sul consumismo, anticipando anche di alcuni decenni quelle tematiche ecologiste che oggi stanno riprendendo forza e diffusione planetaria. La tesi, riassumendo per sintesi estrema, è quella della condanna di uno stile di vita insostenibile che conduce inevitabilmente a conflitti tra uomini e nazioni. Dopo un viaggio in Birmania, osservando gli usi locali, Schumacher viene folgorato da un'illuminazione: occorre massimizzare il benessere, non il consumo. Da lì parte la sua apologia del piccolo, dell'azione individuale, non organizzata in sistemi industriali centralizzati e ben sintetizzata dal sottotitolo del saggio: “Piccolo è bello. Uno studio di economia come se la gente contasse qualcosa”.
In balìa di quei cambiamenti climatici che ormai appaiono nella loro evidenza anche a chi si ostina a voler chiudere gli occhi (o regalare il problema a qualche futura generazione), domenica scorsa il nostro Paese è stato sconquassato dall'ormai purtroppo “solito” evento atmosferico. È caduta più pioggia in due giorni di quanta ne dovrebbe cadere in mesi interi. Questo ha determinato tragedie vere, vittime, ferite al corpo e all'anima delle persone e del territorio, crolli e miliardi di euro di danni. In maniera del tutto tangenziale e accessoria questo maltempo ha colpito anche il mondo dello sport, causando, per esempio, il rinvio della partita Lecce-Cagliari, a causa dell'impraticabilità del campo di gioco. Ecco che in un'occasione che nulla ha a che vedere con le tragedie vere, lo ripetiamo, si è manifestata quella bellezza del piccolo di cui parlava Schumacher. Perché al seguito della squadra sarda, che sta facendo un campionato da sogno, c'erano tanti tifosi. Gente normalissima che investe passione e soldi per seguire i rossoblù su tutti i campi della serie A. La partita, rinviata al lunedì, imponeva il ritorno a casa diciamo a mani vuote, oppure la decisione in qualche modo di restare lì per sostenere i propri beniamini, naturalmente pensando ai soldi persi o a quelli ulteriori da spendere, non previsti. Insomma: molta delusione e un po' di scoramento. Hanno risolto la situazione alcuni tifosi leccesi che hanno deciso di ospitare in casa propria i “colleghi” sardi.
In mezzo a tanta narrazione che del calcio sottolinea le aberrazioni, gli estremismi, le divisioni, i conflitti, le brutture questa mi è sembrata una piccola storia di bellezza, un atto gratuito che non cambierà il mondo e neanche il calcio, ma cambierà senz'altro un po' sia chi ha offerto sia chi ha ricevuto quel piccolo gesto di ospitalità. Una spontanea riconnessione con le nostre radici, con quella meravigliosa filoxenìa, concetto del mondo classico che riassume il concetto di ospitalità e dei rapporti tra ospite e ospitante nato in Grecia e diffuso, in particolar modo, nel Sud del nostro Paese, proprio dove si estendeva il territorio della Magna Grecia.
Ci sono gesti piccoli e magari poco raccontati, ma che hanno grande significato.
Ci sono gesti piccoli e belli che rivendicano il fatto che sì, le persone contano ancora.
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