giovedì 3 gennaio 2019
«L'Egeo: certo, molta acqua è passata tra le isole nell'arcipelago… ai viaggiatori avventurosi di un tempo, ai disegnatori di mappe, ai compilatori di portolani si sono aggiunti turisti e villeggianti. Le civiltà si accumulano, le memorie si sovrappongono, le narrazioni si rincorrono. In ogni nuova permane l'impronta del passato. Magari è un'impronta vaga ed evanescente, un'eco flebile di epoche perdute. Ma le storie di un mondo antichissimo si annidano ancora tra gli scogli dell'Egeo. Il fantasma della nave di Teseo segue ancora la scia dei traghetti dei turisti». Giorgio Ieranò, antichista, è studioso e narratore del mito, e soffermandosi sull'Egeo, il prototipo dell'arcipelago, svela una costante della realtà in cui storia e mito si fondono. Come quel mare, le sue isole, le sue città e i suoi palazzi nascono e decadono col tempo e nel tempo, le sue rotte, invisibili, disegnate sull'acqua, sono incancellabili. L'anima delle azioni, degli eventi, permane. I viaggi turistici, i traghetti, le vacanze e gli spot pubblicitari, non cancellano lo spirito che vive perennemente, «nell'acqua, dove tutti i sogni s'incontrano», secondo il verso svelante di Thomas Eliot. Gli argonauti e Teseo non son mai esistiti alla storia, e quindi esisteranno sempre.
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