domenica 10 giugno 2007
  Meglio soffrire dopo, che non aver amato.Un monaco della comunità di Bose (Biella) mi invia queste poche parole, informandomi che si tratta di una «frase rinvenuta nei pressi del Ponte Vecchio di Firenze». Ho pensato di proporla in questa giornata dedicata all"Eucaristia, segno di amore e di dolore: infatti essa, da un lato, è pane e vino, cioè cibo, comunione, intimità; e d"altro lato, è corpo e sangue sacrificato in un martirio di donazione. Il pensiero, però, si allarga all"esperienza d"amore in quanto tale. Essa non dovrebbe mai essere banale, come purtroppo spesso accade ai nostri giorni, quando viene ridotta a un po" di sesso e sentimento. Il vero amore è impegnativo, come lo è ogni donazione di sé; è strappare qualcosa dallo stesso cuore, dalla vita, è infrangere l"egoismo, sempre solido dentro di noi.     Anzi, l"amore può sfociare anche nel tradimento, nell"essere incompresi o lasciati. Quanti giorni e notti di lacrime possono fluire da un abbandono! Eppure, come dice quella scritta, nulla mai riesce a pareggiare la gioia e la ricchezza che l"amore ha donato. Le prove, le fatiche, le amarezze non riescono mai a pesare di più della dolcezza e della trasformazione interiore che l"amore opera nell"anima. Chi non ha mai amato sarà forse più quieto, calmo o indifferente, ma avrà una vita e una personalità ben più modesta, grigia e insignificante. E tutto questo vale anche per l"amicizia. Finisco, allora, con un"altra citazione di quel monaco, tratta dal poeta inglese William Blake (1757-1827): «All"uccello un nido, al ragno una tela, all"uomo l"amicizia».
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