Il mondo alla rovescia della serie “Outcast”
mercoledì 15 giugno 2016
C'era una volta L'esorcista, con tutta la sua tensione, annunciata quanto reale. I tempi sono cambiati: gli indemoniati non sono più solo al cinema. Adesso li trovi molto più spesso in tv, soprattutto con serie che i produttori si augurano diventino cult come Outcast, dal 6 giugno ogni lunedì alle 21 su Fox in Italia e in un centinaio di Paesi in cui sono presenti i canali del gruppo e su Cinemax negli Stati Uniti. Creata da Robert Kirkman, autore del fumetto da cui è tratta, con Chris Black come responsabile dell'intera produzione, Outcast riproduce il modello già portato in tv da Kirkman con The walking dead, miscelando tematiche sociali e individuali con l'horror. La storia in dieci episodi ruota intorno a Kyle Barnes, interpretato da Patrick Fugit: un “outcast”, un emarginato, un reietto, perseguitato da visioni e possessioni demoniache da quando, ancora bambino, ha visto il maligno impossessarsi della madre subendo a sua volta un'aggressione (del resto quel piccolo mestolo di legno a fare da paletto a una porta dietro la quale si dibatteva una indemoniata era un po' improbabile). Come in tutte le serie tv tutto è diluito nel tempo, anche la tensione rispetto a un film. Per cui, a parte il doveroso avvertimento che «sconsiglia la visione a un pubblico facilmente impressionabile» e qualche scena decisamente splatter, è più l'atmosfera a creare suspense che non le immagini degli esorcismi, al contrario degli omologhi cinematografici. In Outcast trova molto più spazio la psicologia che il terrore. Anche la religione (se possiamo chiamarla così, per intenderci) è meno centrale. Qui non c'è il prete cattolico dell'Esorcista, bensì un pastore evangelico del West Virginia, il reverendo Anderson, fermamente convinto che occorra combattere la dura battaglia contro le forze demoniache. Anche se lui non è proprio un esempio positivo: accanito bevitore, non disdegna le scommesse e il gioco d'azzardo. Ma quello di Outcast, che non è certo la serie di cui sentivamo la mancanza (di certi diavoli ne facciamo volentieri a meno), è un mondo alla rovescia (simbolicamente lo dicono anche le immagini a testa in giù della sigla iniziale). Un mondo in cui la vita dei protagonisti è incorporata nell'orrore come la vecchia bici da bambino del protagonista è misteriosamente un tutt'uno con l'albero del giardino di casa.
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