Il miracolo dei Giochi in giorni senza pace
mercoledì 26 gennaio 2022
Manca poco all'accensione del tripode. Fra nove giorni il fuoco di Olimpia risplenderà a Pechino, prima città della storia a ospitare sia un'edizione estiva che una invernale dei Giochi Olimpici. Se l'edizione di Tokyo è andata in scena dopo il rinvio di un anno e con gli spalti vuoti per le note ragioni legate alla pandemia, questi Giochi invernali che non vedranno certo risolto il problema Covid, stanno per aprirsi fra venti di guerra. L'escalation della crisi ucraina mette ancora una volta alla prova la famosa “tregua olimpica” ed è agghiacciante pensare che, al momento attuale, lo scenario internazionale non permetta affatto di escludere l'esplosione del conflitto proprio nei giorni in cui lo sport mondiale celebrerà il suo momento più alto. Paradossalmente, giovani soldati russi e ucraini potrebbero spararsi addosso sulla linea del confine esattamente mentre i loro coetanei atleti si sfiderebbero su piste da sci e palazzetti del ghiaccio.
Nel frattempo, tanto per avvelenare ulteriormente il clima, la Cina condanna fermamente la decisione dell'amministrazione Biden di non inviare una rappresentanza diplomatica e ufficiale come gesto di protesta per le violazioni dei diritti umani nel Paese e il Comitato organizzatore cinese rilascia gravi dichiarazioni che gettano una cappa soffocante su una manifestazione che dovrebbe rappresentare il massimo dell'apertura, del rispetto nei confronti delle persone e dello spirito stesso dei Giochi. Il comitato organizzatore dei Giochi Olimpici invernali di Pechino 2022 ha infatti avvertito gli atleti stranieri che saranno in gara dal 4 febbraio che «comportamenti o dichiarazioni contrari allo spirito olimpico o a leggi e regolamenti cinesi» come dichiarato da Yang Shu, vicedirettore generale delle relazioni internazionali del comitato organizzatore dei Giochi, «saranno soggetti a sicura punizione».
Di che cosa avrà paura la Cina di Xi Jinping, che ancora è alle prese, fra molte altre zone d'ombra rispetto a violazioni dei diritti umani, con la vicenda della tennista Peng Shuai, recentemente e misteriosamente prima scomparsa e poi silenziata dopo le sue accuse di abusi sessuali contro l'ex vicepremier Zhang Gaoli?
La guerra, i conflitti internazionali, il rispetto per i diritti umani e i Giochi Olimpici intrecceranno di nuovo le rispettive strade, come in tante altre occasioni della storia. Che lo sport sia (anche) un fatto politico non è in discussione: boicottaggi, propaganda, strumentalizzazioni sono andate in scena in passato e andranno in scena in futuro. Spesso allo sport si chiede di essere avanguardia, di anticipare battaglie che i mondi della politica, della diplomazia, dell'economia non riescono a combattere. Quanta responsabilità per lo sport e anche quanta velocità nel dare in pasto allo sport e ai suoi protagonisti polpette avvelenate che tutti preferiscono evitare.
Domani sarà il Giorno della Memoria, la giornata internazionale che ogni anno celebra la memoria delle vittime dell'Olocausto. Anche in quella tremenda occasione lo sport fu di ispirazione, pagando un tributo altissimo. In questi giorni di confusione, di schermaglie politiche, di guerra alle porte, di pandemia, di sofferenza, di borse che crollano e di povera gente che non arriva a fine mese si chiederà allo sport l'ennesimo miracolo?
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