domenica 12 febbraio 2006
Quando attorno a te c'è quiete e tu ti fermi terrorizzato, quando il lavoro diventa una fuga dall'angoscia e dalla responsabilità, quando senti battere in te il cuore crudele e maligno del lupo della steppa, allora non cercare un narcotico nel rumore e nella fretta snervante. Fissa risolutamente la tua immagine finché non avrai trovato il fondo. Non è la prima volta che ospitiamo nella nostra oasi di riflessione quotidiana la voce di un cristiano autentico che seppe testimoniare la sua fede anche nell'impegno sociale da una posizione diplomatica e politica alta: è lo svedese Dag Hammarskjöld, morto in un incidente aereo dovuto a sabotaggio nel 1961, mentre era in missione di pace in Congo. Dalle sue note Tracce di cammino (Qiqajon 1992) traggo oggi questa considerazione sulla crisi interiore. Non sempre brilla nel nostro cielo la luce; non di rado ci sembra di essere piombati sotto un'eclisse e tutto perde colore e bellezza. Ciò che prima ci entusiasmava, ora ci deprime. La quiete che ci dava serenità, ora ci angoscia. Il lavoro che riempiva i nostri giorni, ora è solo un modo per non pensare e agire senza responsabilità. I viaggi che prima erano conquista e apertura d'animo, ora sono evasione e frenesia. La musica si fa rumore, le persone infastidiscono, il gusto sembra essersi regolato solo sul sapore della cenere. E soprattutto il cuore s'incattivisce come «lupo nella steppa». Ebbene, in quel momento, anziché cercare un narcotico, chimico o spirituale che sia, è necessario - suggerisce Hammarskjöld - fermarci e fissare noi stessi, scavando fino al fondo dell'anima. Proprio per questo ho proposto una simile riflessione di domenica, quando più forte è la solitudine e la nausea per chi è in crisi, ma quando è anche più facile stare in silenzio e guardare seriamente e pacatamente in se stessi.
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