sabato 29 aprile 2023
A Nanchino, in Cina, dove i giapponesi nel dicembre del 1937 uccisero in poche settimane trecentomila persone, dormii in una residenza universitaria di second’ordine, frequentata da studenti non brillanti, talvolta ripetenti, spesso provenienti da famiglie povere, impossibilitati a pagare le quote dei college più famosi. La biblioteca aveva la forma del Colosseo. Ci si spostava facilmente a piedi da una facoltà all’altra, attraversando giardini spogli e mal tenuti. Nella mia camera non funzionava la rete wi-fi: alcuni ragazzi cercarono di aiutarmi nella connessione senza ottenere risultati apprezzabili. Ma proprio questo suscitava la mia curiosità. La sera mi portarono in centro a cenare in un ristorante tappezzato di immagini di arti marziali, Bruce Lee e compagnia bella. A tarda notte le strade brulicavano ancora di gente. Luci al neon, taxi, traffico. Pian piano il ritmo urbano cominciò a placarsi, la folla si diradò fino a scomparire del tutto, ma alcuni negozi restarono aperti lo stesso. Ricordo un barbiere senza clienti, magro, quasi scheletrico, da solo davanti allo specchio, a contemplare il proprio volto smarrito. Visto coi suoi occhi, il drago gigante dotato di superpoteri, che molti ritengono pronto a conquistare il pianeta, sembrava soltanto un innocuo lucertolone. © riproduzione riservata
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