domenica 7 dicembre 2003
Amate il silenzio, è fonte di tutte le virtù e della quiete interiore del cuore. Quando preghi fai in modo di scendere dalla testa al cuore; la vera preghiera è solamente quella che proviene dal cuore. È un bel libretto di riflessioni, tutte affidate a citazioni di autori della cultura e della spiritualità russa, destinate a fiorire in una breve ma intensa meditazione. S'intitola Amate il silenzio (Gribaudi) e l'autore è un gesuita moravo, Tomá" "pidlík, 84 anni, da molto tempo in Italia, creato cardinale lo scorso ottobre da Giovanni Paolo II. Ho scelto due sue citazioni che hanno al centro il cuore, nel suo valore simbolico di interiorità e coscienza. L'ho fatto per convogliare la nostra vita, spesso tesa all'esterno o al massimo fondata sulla testa, cioè sul calcolo e sulla pura razionalità, verso l'intimità e la profondità dell'Io così da incontrare la nostra anima e Dio. Due sono le strade che conducono e si dipartono dal cuore. La prima è quella del silenzio, come insegna la prima frase di Paolo di Obnora, un eremita russo vissuto nelle immense foreste a nord del paese, in una sorta di deserto verde, e morto nel 1429. La sua era la spiritualità dell'"esicasmo", dal greco hesychía, "quiete, silenzio, tranquillità", una realtà di cui noi purtroppo non conosciamo più il sapore, avvolti come siamo dal rumore, dalla chiacchiera, dalla frenesia. L'altra strada è quella della preghiera ed è un grande mistico russo dell'Ottocento, Teofane il Recluso, un vescovo che alla fine della sua esistenza scelse la via della clausura, a ricordarcelo. Pregare non è solo un'attività mentale, ma è il coinvolgimento di tutto l'essere umano, fin nelle sue radici profonde. È per questo che silenzio e preghiera, quiete e contemplazione sono in connubio tra loro. Riusciremo almeno oggi, domenica, a creare un'oasi interiore per incontrare il nostro cuore e, nel cuore, Dio?
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