mercoledì 8 marzo 2006
Il corpo dell'uomo è ben più piccolo rispetto allo spirito che lo abita. Considerate il corpo non come una fonte di attrazione fisica, ma come un santuario. S'intitola Origini ed è un grosso volume che, accanto ad altrettante fotografie, accosta 365 pensieri di sapienti dell'Africa, a cura di Danielle e Olivier Föllmi (ed. Ippocampo). Ho scelto due di queste riflessioni che attingono alla sapienza ancestrale eppur gloriosa di culture a noi estranee. Il tema è evidente, il corpo, e lo voglio riproporre proprio in questa giornata dedicata alla donna (ahimè con molta retorica e poca sostanza: le "quote rosa" insegnano"). Una visione maschilista ha spesso ridotto la donna a femmina, il suo corpo a oggetto erotico, la sua identità all'apparenza esteriore e alla moda. Purtroppo si deve dire che non di rado la donna si è adattata a questo ruolo di bella ma stupida e il fenomeno "veline" ne è una smodata conferma. Ma per stare al corpo, sarebbe interessante (anzi, affascinante) prendere in mano oggi il Cantico dei cantici, questo straordinario poemetto biblico fatto di sole 1250 parole ebraiche per riuscire a scoprire quanto importante sia la bellezza dei corpi quando si ha un autentico dialogo dell'anima. L'eros che traspare nei capitoli 4 o 5 o 7 di quel testo non è fine a se stesso, strumento di attrazione fisica e di possesso. È il tramite della tenerezza, dei sentimenti, della passione e, alla fine, dell'amore che unisce i due in una reciproca appartenenza: «Il mio amato è mio e io sono sua" Io sono del mio amato e il mio amato è mio», esclama la donna protagonista del Cantico (2, 16; 6, 3). È, quindi, da ritrovare un occhio più limpido sia da parte dell'uomo sia da parte della donna. Diceva ancora la saggezza africana: «Ogni essere, anche il più umile, ha un'anima, una forza».
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