mercoledì 22 giugno 2022
Da Mariupol il sindaco denuncia che i 100mila abitanti rimasti sono senz'acqua, e la stessa tv russa Ntv mostra la popolazione in coda: quattro, sei ore, per una tanica piena. Noi non possiamo vedere dentro le finestre dei palazzi anneriti dal fuoco, dove chi non è fuggito si ostina a sopravvivere. Chi è rimasto a Mariupol? Vecchi, o malati, o chi non può lasciare un figlio disabile (che cosa deve essere stato abbracciare quel figlio, mentre la città attorno crollava). Ci saranno, anche, madri sole con bambini. Già, dove scappi, con tre bambini piccoli? Si erano rannicchiate nelle cantine, con i vecchi - almeno una carezza da una nonna sconosciuta.
E ora, con l'estate, con le falde inquinate dai cadaveri insepolti, l'acqua a Mariupol manca. Quattro ore per pochi litri. Dicono che chi chiede la cittadinanza russa ottenga un migliore trattamento. Si voglia o no, bisognerà pur decidersi: quattro ore in piedi, a ottant'anni, sono infinite. Quattro ore lontano dai bambini incustoditi sono, per una madre, la disperazione: saranno rimasti in casa, come hanno promesso? E, il più piccolo? Un'aura densa di dolore si allarga sopra i palazzi sventrati, nel cielo sopra a Mariupol. Noi non sopportiamo più quel dolore, non vogliamo vederlo. Però è possibile, guardando, immedesimarsi, e com-muoversi. E allora, dopo un momento, viene da pregare.
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