venerdì 24 giugno 2005
Tutto lo studio di donna Prassede era di secondare i voleri del cielo: ma faceva spesso uno sbaglio grosso, che era di prendere per cielo il suo cervello.
L'ironia manzoniana è spesso fulminante. Lo è soprattutto quando lo scrittore vuole colpire i luoghi comuni, le figure ipocrite, le banalità paludate. È il caso di questa battuta su donna Prassede, la moglie del dotto (e altrettanto supponente) Ferrante, a cui è affidata in custodia Lucia dall'Innominato. Manzoni, poi, continua puntualizzando l'errore di questa signora: «Con le idee donna Prassede si regolava come dicono si deve fare con gli amici: n'aveva poche; ma a quelle poche era molto affezionata. Tra le poche ce n'era per disgrazia molte delle storte; e non erano quelle che le fossero meno care».Un po' di donna Prassede abita in tutti noi. Certo, il nostro cervello è una realtà mirabile, una sorta di "micro-cielo", se pensiamo che è costituito da un centinaio di miliardi di neuroni, tante quante sono le stelle della Via Lattea. Ma rimane pur sempre una realtà circoscritta e limitata, se consideriamo l'enorme massa di misteri che ci circonda e soprattutto l'infinita grandezza di Dio e del suo pensiero. Di fronte alla tentazione di scambiare il nostro cervello per il cielo, cadendo nell'illusione della superbia, bisognerebbe certo esercitare umiltà, modestia, semplicità, discrezione, virtù un po' ignorate ai nostri giorni. Ma forse basterebbe un po' di auto-ironia"
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