Il bitcoin è un dono di Dio? In Rete c'è chi dice di crederci
venerdì 29 luglio 2022
I sentieri condivisi da comunità ecclesiali e ambienti digitali si spingono a lambire territori davvero estremi, come quello dei bitcoin. Se si lancia la semplice stringa “bitcoin e chiesa” su Google si viene ricambiati con vari articoli sulla “religione delle criptovalute” e su Chiese che, al di qua e al di là dell'Atlantico, accettano offerte in bitcoin. Ma un recente articolo di “Aleteia” ( bit.ly/3IYujT1 ), uscito originariamente nell'edizione lusofona, va oltre: parte dal battesimo di un tale Tomer Strolight, canadese, che afferma di essersi convertito al cristianesimo contemplando l'esistenza delle criptovalute, per parlarci della prima conferenza annuale per “bitcoiners cristiani”, dal titolo «Thank God for Bitcoin» (Miami, aprile 2022); del pastore Patrick Melder (colui che ha battezzato Strolight), autore del saggio “The Christian Case for Bitcoin” (2021, ovviamente autopubblicato tramite il sito Draft2Digital) e dell'ex giocatore di football Tim Tebow, che si professa «evangelico bitcoiner». La conferenza «Thank God for Bitcoin» è stata recensita dal sito di “Forbes” ( bit.ly/3IYxjP8 ) come «sottoevento» di “Bitcoin 2022”, quattro giorni di glorificazione delle criptovalute che la rivista americana commenta con grande severità. Non è difficile individuare questo movimento come un corollario digitale della “teologia della prosperità”, corrente teologica neopentecostale evangelica il cui nucleo, come si legge in un celebre articolo firmato nel 2018 da A. Spadaro e M. Figueroa per “La Civiltà cattolica” ( bit.ly/3PIv2ty ), «è la convinzione che Dio vuole che i suoi fedeli abbiano una vita prospera, e cioè che siano ricchi dal punto di vista economico, sani da quello fisico e individualmente felici». Da qui a vedere nel bitcoin una prova finalmente inoppugnabile dell'esistenza di Dio il passo per alcuni è, evidentemente, breve.
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