venerdì 16 giugno 2017
Èuna bella sorpresa, la ristampa presso Stile Libero Einaudi dei romanzi di Ed McBain della serie dell'87° Distretto, forse i più morali e i più intelligenti tra i polizieschi degli anni Cinquanta-Ottanta. McBain (1926-2005) si chiamava in realtà Salvatore Lombino ed era figlio di un immigrato da Muro Lucano, che ne onorerà presto la memoria. Egli diventò uno dei più amati scrittori statunitensi del secolo scorso e non si accontentò però delle storie dell'87° Distretto (il distretto equivale al nostro commissariato) ma ricorse ad altri pseudonimi per dei romanzi non seriali, i più ambiziosi dei quali firmati come Evan Hunter (il più noto è The blackboard jungle, 1954, tradotto in film dall'ottimo Richard Brooks l'anno dopo, Il seme della violenza, che scandalizzò i benpensanti per la crudezza con cui narrava il disastro della scuola pubblica a New York), ma il cui capolavoro è forse la sceneggiatura che scrisse per Gli uccelli di Hitchcock, un capolavoro complesso e indimenticabile, modificando e migliorando un bel racconto della Du Maurier. La sua fama, l'amore che gli hanno portato e continueranno a portargli migliaia di lettori, pari soltanto, credo, e per motivi simili, a quello dei lettori del Commissario Maigret, viene dalla sua carica umana, esplicita soprattutto nella serie poliziesca, che trasformò la storia di un genere raccontando il lavoro di tutto un gruppo invece delle investigazioni di uno. Si tratta di un gruppo di poliziotti diversi tra loro, quale razzista quale umanista, quale più violento quale più tollerante, quale più ottuso quale più intelligente, quale più navigato quale più pivello. Uno tra loro spicca già dai primi romanzi del ciclo (i due einaudiani sono Odio gli sbirri e Fino alla morte; il primo della serie venne scritto nel '56 e in italiano si chiamò L'assassino ha lasciato la firma, l'ultimo della serie è del 2005), ed è un italo-americano, Steve Carella - che nei primi romanzi si chiamava, mi pare, Carell - sposato con una adorabile sordomuta. Leggendo le sue storie viene sempre da pensare come sarebbe bello se ce ne fossero tanti, di poliziotti così, e non solo negli Usa. La bravura di McBain è di creare storie credibili, corali, dentro una città che è infine una parafrasi di New York, metropoli multi-etnica dove il mondo dei ricchi sfiora cercando di ignorarli quello dei miserabili e dei neri e degli immigrati. McBain dà il giusto peso al Bene e al Male che si confrontano, in una visione mai stereotipata e manichea. E dà il giusto peso a quel nodo di identità e di resistenza che è la famiglia, in una società complessa che facilmente schiaccia l'individuo. È una sorta di famiglia, infine, anche il Distretto, i cui componenti hanno legami che spesso interagiscono nelle loro vicende: il loro "privato" è importante e per molti di loro come per Steve Carella la famiglia è un'àncora, è la base più salda della loro esperienza e della loro morale. I due romanzi einaudiani sono presentati da un egregio giallista, che ha tentato una versione italiana dell'87° Distretto con I bastardi di Pizzofalcone, Maurizio de Giovanni, portato a parlare più di sé che di McBain.
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