I giornali del mondo alla prova di TikTok
venerdì 9 dicembre 2022
Si può fare giornalismo su TikTok? E se sì, che tipo di giornalismo si può fare? Facciamo un passo indietro. Cosa sia TikTok lo sapete già. Quello che forse non sapete è che il social dei video brevi sta continuando a crescere in tutto il mondo a velocità sostenuta
(in Italia in un anno ha aumentato gli iscritti del
78%, al punto che da noi ormai lo usa il 40.4% degli utenti di Internet). Non solo: il suo successo sta cambiando tutti i social e non solo quelli. Il cambiamento più importante che riguarda i social è che, sulla spinta di TikTok, si stanno trasformando da piattaforme di relazione e di condivisione a luoghi di esibizione. Piazza digitali dove ognuno (non necessariamente utilizzando i video) fa «il suo spettacolo» (serio e impegnato come ridanciano e
superficiale), prende la sua dose di applaudi (leggi: like) e poi esce di scena fino al prossimo post. Le discussioni sono sempre più rare, come la condivisione e la lettura degli articoli. Col risultato che fare giornalismo appare sempre più difficile anche sui social più tradizionali come Facebook. E su TikTok? Al tema «Come gli editori stanno imparando a creare e distribuire notizie su TikTok» ha dedicato il suo ultimo rapporto il Reuters Institute. Leggendolo si scopre che, nel mondo, il 49% «dei principali editori di notizie ormai pubblica regolarmente contenuti su TikTok. Se in Indonesia, Australia, Spagna, Francia e Inghilterra la percentuali di editori che usa TikTok oscilla tra l’80% e il 90%, negli Stati Uniti la quota scende al 77%, per poi crollare al 31% in Giappone, al 29% in Italia, al 27% in Danimarca e al 7% in Bulgaria. A frenare molti editori nell’uso di TikTok ci sono diversi fattori. Che vanno dalla troppa disinformazione presente sulla piattaforma, al fatto che, essendo di proprietà cinese, non sia propriamente una garanzia in fatto di libertà di parola. C’è un altro punto, molto importante:
«il timore che per emergere su TikTok si rischi di banalizzare storie e temi importanti a favore dello spettacolo». Ma quali sono le testate giornalistiche più seguite su TikTok? NowThis ha più di 8,5 milioni di follower (seguita dalla principali tv americane), mentre la start-up spagnola Ac2alit ha 3,9 milioni di follower. Il marchio multimediale francese Brut ha più di 2,7 milioni di follower. In Italia spicca Fanpage con 850.000 follower. Ciò che emerge dal rapporto è che non esiste una ricetta unica perché una redazione abbia successo. Alcuni editori utilizzano giovani “creator” per fare breccia nel pubblico, convinti come sono che tutti (o quasi) possano fare giornalismo. Altri preferiscono usare i propri giornalisti, «apportando modifiche minime al tono o al contenuto esistente». Il Reuters Institute ha provato anche a indagare il funzionamento di TikTok, cioè come l’algoritmo di questo social promuove i contenuti. «Non appena un video viene pubblicato, viene mostrato a una manciata di persone sulla loro pagina “Per te”. In base a come reagiscono queste persone – per quanto tempo guardano, se gli piace o con quanti amici lo condividono – il video viene mostrato a un altro gruppo di persone, fino a quando l’interesse non si esaurisce». Resta un punto, tutt’altro che secondario: quanti degli utenti di TikTok sono interessati a contenuti giornalistici? Mediamente, dice il rapporto, sono il 16%, con punte del 20%. Nessuno però ha ancora trovato il modo per guadagnare facendo informazione su TikTok. «È un’opportunità per costruire relazioni con i più giovani», si sostiene. Basterà a salvare l’informazione? E a che prezzo? Domande che per ora non hanno risposta. riproduzione riservata
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