domenica 5 dicembre 2004
Venne data la possibilità di scegliere fra diventare re o corrieri del re. Come bambini, vollero tutti essere corrieri. Per questo ci sono soltanto corrieri, scorrazzano per il mondo e, poiché di re non ce ne sono, gridano i messaggi ormai privi di senso l'uno all'altro. Volentieri porrebbero fine alla loro miserevole vita, ma non osano farlo per via dell'impegno che si sono presi. Per alcuni mesi tra il 1917 e il 1918 lo scrittore Franz Kafka fu ospite di sua sorella Ottla in un villaggio boemo: Aforismi di Zürau, dal nome di quella località, è la raccolta di pensieri, detti e riflessioni che egli annotò su 103 foglietti e che Roberto Calasso ha tradotto e introdotto per Adelphi qualche mese fa. È una lettura affascinante; come dice il commentatore, è «un diamante purissimo, annidato nei vasti giacimenti carboniferi che erano in Kafka». Ho scelto un apologo che vorrei un po' liberamente proporre alla nostra meditazione. Forse noi ci accontentiamo spesso del meno. Soprattutto ci cattura l'idea più esteriore, più appariscente e frenetica. Vuoi mettere essere libero di correre dove vuoi, vedendo orizzonti sempre nuovi? È un'avventura che rende la vita allegra, piena di cose: non importa che ormai il messaggio che devi trasmettere si sia ormai del tutto svuotato di senso. Ripeti le parole, consumi atti e tempi; ma alla fine comincia a farsi strada il sospetto che tutto questo sia senza senso. Non c'è più un re, ossia una sorgente vera di quelle parole, un punto di riferimento stabile come un trono. C'è solo una gazzarra di movimenti e di voci, come in un formicaio impazzito. È necessario fermarsi. Anche se si ha paura a guardare nel fondo dell'anima, è solo per questa via che si può ritornare a una dignità rifiutata e perduta.
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