giovedì 20 dicembre 2007
IV Domenica di Avvento
Anno A

Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». (...) Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Nel Vangelo di Luca l'annuncio è portato a Maria, secondo il Vangelo di Matteo l'angelo parla a Giuseppe. Se sovrapponiamo i due Vangeli, scopriamo non una contraddizione ma una dilatazione: l'annuncio è fatto alla coppia, è rivolto allo sposo e alla sposa insieme, al giusto e alla vergine che si amano. Dentro ogni coppia Dio è all'opera: cerca il doppio sì dell'uomo e della donna, senza il cui coraggio neanche Dio avrebbe dei figli sulla terra. Nelle relazioni, nella casa, Dio ti sfiora e ti tocca, lo fa in un giorno in cui sei così ubriaco di gioia da dire a chi ami parole stupite, totali, eterne, lo fa in un giorno di crisi, di dubbi, di lacrime.
Giuseppe, benché innamorato, decide di lasciare la fidanzata, per rispetto non per sospetto; non vuole denunciarla, ma continua a pensare a lei, insoddisfatto della decisione presa, a lei presente perfino nei suoi sogni, a lei che lo ama riamata.
Poveri di tutto Maria e Giuseppe, ma Dio non ha voluto che fossero poveri d'amore, perché se c'è qualcosa sulla terra che apre la via alla trascendenza, questa cosa è l'amore. Giuseppe, uomo dei sogni, mani indurite dal lavoro e cuore intenerito da Maria, non parla, ma il suo silenzio è un amore senza parole: «Il più alto raggiungimento nella fede è rimanere in silenzio e far sì che Dio parli e operi internamente» (Meister Eckhart). Dio gli parla attraverso l'umile via dei sogni: l'uomo giusto ha gli stessi sogni di Dio.
Giuseppe, come Israele nel deserto, è «messo alla prova per vedere che cosa aveva nel cuore». E nel cuore scopre di avere quella donna, di amarla anche senza volerla possedere, radice segreta della verginità della coppia di Nazaret. Ogni amore vero deve varcare la stessa soglia, dal possedere al proteggere: amare, voce del verbo morire, voce del verbo vivere; che significa dare e mai prendere, amare per primo, in perdita, senza far conti.
Giuseppe è l'uomo di fede che, tentato di sottrarsi al mistero, poi ascolta: fa sua la prima parola che Dio da sempre rivolge all'uomo: non temere; comincia ad agire spinto non più dalle sue paure, ma dal suo desiderio; preferisce Maria ad una eventuale discendenza propria, antepone l'amore alla generazione; scava spazio nel suo cuore per il bambino estraneo.
Il coraggio dell'amore, ecco la profezia di Giuseppe. Per questo coraggio Dio avrà un figlio tra noi.
(Letture: Isaia 7,10-14; Salmo 23; Romani 1,1-7; Matteo 1,18-24)
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