sabato 15 gennaio 2022
Era una di quelle giornate di nebbia fine tra le colline del Monferrato, tra le vigne spoglie e i bagliori ardenti delle foglie degli alberi, prima che cadano (mi chiedo sempre come mai, le foglie si facciano così fiammanti e luminose proprio nel morire).
Questa nebbia cancella l'orizzonte. Non c'è più niente. Solo, fantasmatica, l'ombra di una chiesa, in cima a una collina. Attorno tutto è freddo, tutto inclina a una fine.
È l'ora, in casa, di accendere il camino. Stenta a lungo la fiamma a prendere sul legno umido, che esala fili di vapore sottili. Attizzi, curi il fuoco incerto. Infine il suo calore vince. Ardono i ceppi, scoppiettando in scintille.
Nella stanza si allarga un bagliore vivo, e quasi brucia l'aria, se stai proprio accanto al camino. Mi siedo vicina, più vicina che posso: mi piace sentire addosso quel calore, vederne il riverbero rosso sul volto dei miei cari. Galoppa il fuoco ora, le fiamme alte lanciate verso la cappa, come inseguite. Guardo la gamma dal rosso al giallo all'arancio, infinita; e le scintille crepitanti che fuggono nel buio, spiriti inseguiti.
Che meraviglia, il fuoco che arde. Sono più forte io, dice, del freddo, e della nebbia e della terra ghiacciata e dura. Sono più forte io, dice il fuoco - più forte è la vita.
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